C’è l’aria delle grandi occasioni, dentro il carcere romano di Regina Coeli. Il picchetto di ufficiali di Polizia penitenziaria sfoggia le uniformi delle cerimonie ufficiali in onore del Guardasigilli. Andrea Orlando è atteso per l’inaugurazione del nuovo centro clinico, fiore all’occhiello della Regione Lazio di Nicola Zingaretti che pur nelle difficoltà del piano di rientro per la sanità ha deciso di «investire sull’eccellenza anziché tagliare» finanziando con 160 mila euro l’ammodernamento del blocco operatorio e delle stanze di degenza interne al penitenziario per quella che Zingaretti ha definito «la struttura più avanzata d’Italia».

Un gesto di «grande civiltà» perché, come dice Orlando, «afferma il principio di equivalenza terapeutica tra il mondo esterno e quello interno alle mura penitenziarie» ed è una sfida «alla propaganda securitaria che fa leva sulla paura e che ha trasformato il carcere in discarica sociale».

Ma oltre ai ringraziamenti gli agenti si aspettano dal ministro di Giustizia la notizia che puntualmente arriva: poche ore prima, in mattinata, Matteo Renzi ha assicurato ai sindacati delle forze dell’ordine ricevuti a Palazzo Chigi che con la legge di Stabilità arriverà quel milione di euro che permetterà di sbloccare i tetti salariali per tutto il comparto sicurezza. «Cinque corpi sono troppi, la discussione su questo punto è indifferibile», ha ribadito il premier. Ma l’attenzione per ora è concentrata solo sulla Forestale che potrebbe confluire nella Guardia di finanza. Lo assicura Orlando quando ancora non ha lasciato Regina Coeli: «C’è un tavolo di lavoro aperto per l’accorpamento delle forze dell’ordine ma per il momento la questione non riguarda la polizia penitenziaria», dice il ministro. Nel governo ha vinto la sua linea: il corpo che dipende da Via Arenula manterrà la propria autonomia.

Nella Sala Verde però Renzi ha chiesto agli stessi sindacati di collaborare per riorganizzare il comparto sicurezza al fine di evitare sprechi e duplicazioni di funzione. E come era prevedibile nessuno si è sottratto. La maggior parte delle sigle si dichiara soddisfatta dell’esito dell’incontro, malgrado la strigliata di orecchi del premier che ha definito «inaccettabile» che le forze di polizia «mettano in discussione la legalità» minacciando uno sciopero che «è contro la legge».Solo il Sap, da oppositore politico, sottolinea che «il governo non ha risposto su come e dove recupereranno le risorse necessarie» per rimuovere dall’1 gennaio 2015 il blocco al tetto salariale imposto dal governo Berlusconi nel 2010.

Alfano rivendica l’operazione come una propria vittoria, ma i dettagli si sapranno semmai solo il 15 ottobre quando il Cdm licenzierà la legge di Stabilità. In quell’occasione, ha aggiunto poi ieri la ministra della Pa Marianna Madia, «si potrà ragionare» se estendere a tutto il pubblico impiego lo sblocco degli scatti di anzianità e delle carriere, compatibilmente «al limite del 2,9% Deficit-Pil e degli impegni presi pubblicamente» per gli ammortizzatori sociali, la scuola e le forze dell’ordine.

Una dichiarazione che ha sollevato le proteste della Cgil-Fp, pure presente all’incontro con polizie e carabinieri: «Irresponsabile», ribatte la segretaria generale Rossana Dettori, alimentare divisioni tra le forze di polizia e il resto del lavoro pubblico. «Trovare soluzioni diverse per gli operatori del comparto sicurezza e per il resto dei lavoratori sarebbe sbagliato. Si produrrebbe un paradosso: trasformare il riconoscimento di un diritto in un privilegio di alcuni».