Economia

Sblocca Italia: Renzi vede il futuro nelle grandi opere

Sblocca Italia: Renzi vede il futuro nelle grandi opere

Governo Autostrade, aeroporti, il gasdotto Tap, defiscalizzazioni ai privati, poteri speciali ai commissari per abbattere la resistenza degli enti locali e dei movimenti. Il cemento è il simbolo della crescita. Rinviato il taglio delle municipalizzate alla legge di stabilità, nuovi poteri alla Cdp

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 30 agosto 2014

Un decreto omnibus, con norme confuse e incomplete, che tocca un numero infinito di temi senza una coerente idea di futuro che non sia ispirato all’idea delle grandi opere da sbloccare con poteri eccezionali attribuiti a supercommissari, rispettando gli interessi di qualche lobby.

Con questi strumenti il governo intende sostenere politiche anti-cicliche per far ripartire investimenti e domanda. È il decreto «Sblocca Italia» che ieri ha ricevuto il via libera dal consiglio dei ministri in forma mini e alleggerito quasi del tutto delle cifre farsesche circolate in queste settimane. È stata «rinviata» la misura chene rappresentava invece la sua ossatura: il taglio delle municipalizzate che lo zar della spending review Carlo Cottarelli già l’8 agosto scorso aveva quantificato nella cifra di oltre 7 mila.

Una volta «disboscata la giungla» il taglio porterebbe nelle casse dello Stato fino a 3 miliardi di euro. Il provvedimento è stato rimandato alla legge di stabilità, evidentemente per «non mettere la carne al fuoco», come ha ribadito il premier Renzi, ormai affezionato ad un’espressione che smentisce le aspirazioni confessate fino a una manciata di giorni fa. Prima cioè dell’incontro con il presidente della Repubblica Napolitano che ha «disboscato» la velleità del governo di presentare un poema epico per frammenti, disorganico e interminabile. Le caratteristiche, in fondo, non sono cambiate, e i contorni generali restano vaghi in attesa che Napolitano ne possa valutare la legittimità costituzionale.

Il decreto è composto da 50 articoli, stanzia 3,8 miliardi di euro (e non i 43 annunciati) per opere che dovranno partire «entro 10 mesi, pena la perdita del finanziamento». Per il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi serviranno per la «linea C della metro a Roma, il passante ferroviario di Torino, la metrotranvia di Firenze, la metro di Napoli». Sbloccate opere già finanziate come l’alta capacità ferroviaria Napoli-Bari (6 miliardi e 700 milioni) che Lupi vorrebbe avviare nel novembre 2015 invece che nel gennaio 2018.

Per asfaltare la «burocrazia», e contenere gli enti locali, verrà nominato commissario straordinario l’Ad delle Ferrovie dello stato Michele Mario Elia. Interverrà sulla Palermo-Catania-Messina (5 miliardi e 200 milioni, apertura cantieri dicembre 2015) e gli interventi sugli aeroporti (Malpensa, Venezia, Genova, Firenze, Fiumicino, Salerno: 4 miliardi e 600 milioni). Previsti gli investimenti nel contratto di programma con Rfi per la manutenzione straordinaria degli impianti (220 milioni). Defiscalizzati gli interventi privati per tenere acceso il lumicino di speranza nella faraonica grande opera come l’autostrada Orte-Mestre (10 miliardi 400 milioni).

Verrà sbloccato definitivamente il gasdotto Trans adriatic pipeline (Tap) che dalla fine del 2019 trasporterà il gas azero in Italia e in Europa. L’opera collegherà il confine turco-greco alla Puglia con una capacità iniziale di 10 miliardi di metri cubi. I comitati contrari a quest’opera continueranno a mobilitarsi.

Via libera a un pacchetto di interventi da 3 miliardi 890 milioni, di cui 841 milioni dal fondo revoche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e 3 miliardi 48 milioni dal Fondo di coesione e sviluppo. Via libera ai proprietari di casa per procedere a ristrutturazioni comunicandolo semplicemente al comune. Sono state eliminate le autorizzazioni. Lupi ha tenuto a dire che questo non è il via libera agli abusi edilizi, ma resta comunque il messaggio berlusconiano: «Padroni a casa propria».

Per il ministro dell’Economia Padoan il pacchetto «stimola gli investimenti pubblici e privati, e lo fa sia mobilizzando risorse sia cambiando le regole e semplificandole». Centrale è «l’estensione del perimetro di azione» della Cassa Depositi e Prestiti, sia dal punto di vista della dotazione sia per quanto riguarda i settori d’intervento. «Il decreto sostiene interventi devastanti in Maremma, con la Tirrenica, e nelle Dolomiti, con la Valdastico e su nuovo cemento da semplificazioni per interventi edilizi e in aree demaniali» attacca Legambiente che apprezza l’eco-bonus e alcuni interventi ferroviari. Il suo augurio è che le parti più dannose vengano stralciate dal parlamento e che il governo si concentri su un modello alternativo di sviluppo.

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