Dal meeting di Cl a Rimini Sergio Marchionne (Ad Fiat Chrysler) ha detto ieri di avere «massima fiducia» in Matteo Renzi e lo appoggia «come feci con Letta e Monti», ma «basta con gente con gelati e barchette». Marchionne vuole sentirsi orgoglioso di essere italiano e invoca un sistema più dinamico «perchè l’Italia è ferma». Allude al leader di Confindustria Squinzi quando invita ad accantonare i messaggi «un po’ negativi». In realtà Squinzi descrive uno scenario da incubo e sollecita Renzi ad «adottare decisioni dolorose».

All’indomani dell’approvazione dei titoli, ma non delle norme, del decreto «Sblocca Italia» questa è stata l’unica reazione di rilievo. Se si esclude il Pd romano che ha brindato al fatto che il governo ha destinato «il 12% delle risorse» alla Capitale, governatori e sindaci restano in attesa di leggere il decreto che si continua a «limare».

Le risorse mancano, e il governo ha raschiato il barile mettendo in campo 3,8 miliardi di euro e non i 43 favoleggiati all’inizio del mese. La Ragioneria dello Stato potrebbe tagliare il bonus del 20% a chi acquista abitazioni per l’affitto con canone concordato. Probabilmente non è l’unico titolo del provvedimento a rischio.

Per il resto, reazioni freddissime. «3,8 miliardi sono pochi» e non rappresentano «uno choc per l’economia» ha detto il presidente dell’associazione dei costruttori Ance Paolo Buzzetti. Buzzetti contesta i 3,8 miliardi previsti per le grandi opere, cui si aggiungono «alcuni centinaia di milioni per quelle minori» arrivando a 4,6 miliardi. «Ci aspettavamo una botta maggiore su tutto, un impegno maggiore». Per quanto riguarda l’allungamento delle concessioni autostradali previste dallo «Sblocca Italia», Buzzetti non è contrario ma avverte: «A valle ci devono essere le gare per fare i lavori, perchè la regola europea è da rispettare in tutto. Ai fini della ripresa è fondamentale, perchè se vogliamo far ripartire l’economia serve il mercato e servono gare aperte a tutti e poi le risorse».

Dalla Festa nazionale dell’Unità a Bologna il ministro del lavoro Poletti ha fatto sapere dalle grandi opere e dal cemento finanziato a suon di miliardi il governo attende un «effetto indotto sull’occupazione». Il provvedimento intende mobilitare le risorse esistenti, non quelle che non ci sono. Con le sue parole: «attivare quello che non costa e dobbiamo farlo subito».
«Dopo tante chiacchiere, arrivano poche novità. I soldi sono sempre gli stessi, anche se è positiva la chiara scelta di priorità come gli interventi sulle reti ferroviarie, il Terzo valico e quelli sulle reti delle grandi aree urbane» afferma il segretario degli edili Cgil, Walter Schiavella, «preoccupato» per le semplificazioni sulla sicurezza del lavoro imposte dallo «Sblocca Italia».

«Una legge mancia» definiscono lo Sblocca Italia gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Monica Frassoni: «L’ecobonus non è pervenuto» dicono. Il suo finanziamento è stato rimandato alla legge di stabilità insieme al taglio delle partecipate, il provvedimento più atteso insieme a quello sulla giustizia civile.