Il giorno dopo l’approvazione del decreto sul cemento e le trivelle, lo «Sblocca Italia» ribattezzato «Rottama Italia», il governo Renzi si è impegnato a far quadrare il cerchio. Con argomentazioni come quella del ministro dell’ambiente Galletti: «L’ambiente non si tutela con più norme – ha detto – questo è stato un errore del passato». Il ministro del lavoro Poletti non ha perso occasione per attaccare il bicameralismo che rallenta la velocità di uno sviluppo onnivoro e devastante. Contro questo progetto di sovvertiomento della democrazia costituzionale cercano di reagire gli ambientalisti «Il decreto di Renzi – ha detto Andrea Boraschi di Greenpeace – è quanto di più vecchio e miope potesse toccare in sorte all’Italia». «Una manovra contro l’ambiente, che protegge interessi privati speculativi e che minaccia territorio e mari italiani, in un momento di emergenza dovuta ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico». Così il Wwf. «Ci sono opere concrete – ha spiegato Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente – chiuse nei cassetti da inadempienze della pubblica amministrazione, che oltre a non comparire nella legge appena approvata non sono neanche favorite dalle tante deroghe e dai commissariamenti previsti dal testo». «Lo Sblocca Italia assomiglia molto allo sblocca cemento – sostiene Nichi Vendola di Sel – La logica di Renzi è continuare invece nel segno delle grandi opere, cioè le piramidi per i moderni faraoni». «Lo Sblocca Italia è il commissariamento della democrazia e non permettere più ai cittadini e ai loro rappresentanti, giusti o sbagliati che siano, di poter agire e decidere sulle cose del proprio territorio» sostiene Luigi Di Maio (Cinque Stelle). Mobilitazione continua per il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua: «Tantissimi lotteranno contro questa attacco finale alla salute, alla qualità dell’ambiente e all’economia basata su turismo, accoglienza ed enogastronomia». «Le Regioni sono state costrette a privarsi dei Fondi Fas per 560 milioni per evitare il taglio dei trasferimenti statali. Per quelle prive di questi fondi (il Lazio su tutte), il Governo taglierà il Fondo statale per il diritto allo studio, causando una gravissima riduzione delle già basse percentuali di copertura delle borse di studio» sostiene Alberto Campailla, portavoce del coordinamento universitario Link.