Continua la guerra di cifre sugli stanziamenti dello «Sblocca Italia» tra il governo Renzi e Il Sole 24 ore. La disfida tra il quotidiano confindustriale e l’esecutivo carico come una molla in vista del Consiglio dei ministri messianico di domani è particolarmente godibile. Riguarda un aspetto non trascurabile del caos mediatico organizzato dalla propaganda renziana dal 1 agosto (giorno della conferenzastampa sulle grandi e piccole opere «cantierabili» nei prossimi due anni) a oggi. Il menu dello Sblocca Italia è lungo una quaresima e non basta un intero giornale per contenerlo. Prevede stanziamenti pari a 43 miliardi di euro.

«Una cifra farsesca» ha scritto già il 7 agosto scorso il Sole. Che ieri ha rincarato la dose, esibendo un poco accorsato tono da dileggio: «Numeri, numerini e numeri spaziali». Dei 43 miliardi sparati nel circuito mediatico, sarebbero immediatamente disponibili solo 1,2. Una differenza colossale solo parzialmente colmata dai 2,5 miliardi presenti nel Fondo sviluppo coesione (Fsc). Il totale è di 3,7-3,8 miliardi.

Pochini per risollevare la crescita con un progetto basato su cementificazione, grandi opere mangia-territorio, e un vecchio modello di sviluppo che Legambiente crede sia ispirato al famigerato «Modello Lunardi». Si parla del ministro-ingegnere leghista di un lontano governo Berlusconi che agì secondo quella che oggi è la ricetta del ministro delle Infrastrutture Lupi: superpoteri ai commissari ad hoc per asfaltare la burocrazia di Stato, le resistenze degli enti locali e, non ultima, quella dei «comitatini» che difendono beni comuni e un modello di sviluppo diverso per i loro territori. In ballo ci sono opere ferroviarie come la Brescia-Padova, il Brennero, il Terzo Valico, la Catania-Messina. E non ultima la Napoli-Bari. Per lo «Sblocca Cantieri» sarebbero previsti 12 miliardi di euro, molti dei quali già stanziati. Si tratta di «accelerare».

Oggi è previsto un incontro tra Lupi e Padoan dopo che nelle ultime ore il primo ha dovuto ammettere che le risorse a disposizione non sono esattamente quelle auspicate. Lupi cerca di tenere insieme i conti che non tornano. Nel frattempo ha assicurato che l’E78 Fano-Grosseto si farà. Dice di fare affidamento su un «tesoretto» di 3 miliardi dal bonus sulle ristrutturazioni.

Ieri è ripartita la carica sul taglio alle partecipate. Sarà il nuovo capitolo dello Sblocca Italia. Si va verso l’eliminazione delle società che non emettono servizi essenziali, previsti incentivi all’aggregazione e alla quotazione per chi fornisce servizi di trasporto pubblico e rifiuti. Annunciate anche norme che sposterebbero il settore rifiuti in capo all’Authority per l’energia, per la depurazione così da evitare le sanzioni Ue, per mettere in moto le risorse già disponibili per il dissesto idrogeologico, e per velocizzare le conferenze dei servizi e facilitare gli investimenti in questi ambiti.

Anche il ministro all’Ambiente Galletti ha dato il suo contributo: «Per il sistema idrogeologico abbiamo 2,3 miliardi fermi che non siamo riusciti a spendere – ha detto ieri – rischiamo di perdere perchè in parte sono fondi europei. Dobbiamo spendere questi soldi». Non ha detto però come. Sullo stesso tema si è esercitato il deputato Pd, Davide Faraone che nelle ultime ore si sta occupando anche di scuola ed è stato diligentemente segnalato in un vertice a Palazzo Chigi dov’era assente il ministro Giannini. Nel cuore di Faraone c’è un miliardo e mezzo di euro destinati ad opere idriche in Sicilia. «Parliamo di risorse che già ci sono e che sono bloccate da burocrazie assurde».

La burocrazia, l’ultimo ostacolo che il governo intende abbattere per rivedere la crescita.