Con 259 sì e 75 no la Camera ha approvato ieri la fiducia al governo sullo «sblocca cantieri». Faticosissima è stata la gestazione che ha messo a rischio la tenuta del governo quando Salvini, all’indomani del 34% alle europee, ha dettato le sue condizioni: sospendere per due anni alcune norme del codice degli appalti. La successiva mediazione con i Cinque Stelle ha confermato la sostanza del diktat. Lo sblocca cantieri è il collante usato per tenere insieme un esecutivo alla disperata ricerca di qualche decimale di crescita del Pil. In attesa dei risultati, è la conferma dell’abbandono dei principi un tempo affermati dai Cinque Stelle sulla prevenzione dell’illegalità, la trasparenza, l’economia sostenibile.

Il ritorno del massimo ribasso e dell’appalto integrato, l’aumento del subappalto, le procedure negoziate fino a un milione di euro, i commissari che potranno operare in deroga al codice appalti sono stati salutati dal presidente del Consiglio Conte secondo il quale «ora siamo nella condizione di accelerare sul completamento delle infrastrutture». «Con meno burocrazia, più trasparenza e tempi rapidi, oggi facciamo ripartire i cantieri e l’occupazione. Avanti così – ha detto il vice pentastellato Di Maio – certi che i cittadini, al momento opportuno, sapranno trarre le proprie valutazioni». La precisazione dal sapore elettorale serve a compensare gli esiti incerti, e forse contrari, della decisione sulla Tav per i Cinque Stelle.

Giudizio opposto dal capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio: «È molto dannoso perché liberalizza tutto, apre la strada alle infiltrazioni mafiose e allo sfruttamento dei lavoratori perché tornano gli affidamenti al massimo ribasso, i subappalti liberi, le varianti, gli affidamenti diretti». «Anziché togliere la burocrazia, toglie i controlli e reintroduce una cosa inventata da Berlusconi come il general contractor» sostiene Maurizio Landini, segretario Cgil. «Un provvedimento blindato, frutto di un accordo tra giallobruni voluto soprattutto dal Carroccio e accettato per restare al governo dai Cinque Stelle» sostiene Rossella Muroni (LeU)