Nella politica «salvo intese» inaugurata da Cinque Stelle e Lega un decreto battezzato «Sblocca Cantieri» può essere approvato due volte a distanza di settimane. è quello che è accaduto ieri nel consiglio dei ministri che si è svolto a Reggio Calabria. è l’esito della «moral suasion» del presidente della Repubblica Mattarella il quale, dopo avere constatato l’incapacità del governo di risolvere i conflitti intestini alla maggioranza ha suggerito un nuovo esame del provvedimento che tra l’altro reintroduce la preferenza del criterio del minor prezzo negli appalti, con tutti i rischi prevedibili in questo caso. Nella versione che ha fornito di questo nuovo caso il presidente del Consiglio Conte quello di Mattarella è stato «un consiglio che io ho colto subito». Il decreto è stato così approvato «formalmente» dopo che lo era stato, una prima volta, «salvo intese». In questa forma dovrebbe essere oggi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Salvo intese, evidentemente. Nell’infinito intrattenimento di provvedimenti «urgenti» che vengono rinviati Conte ha inoltre escluso che ci sia stata una «sollecitazione veemente per il ritardo del decreto» da parte di Mattarella. Il rapporto è «eccellente, anche dal punto di vista umano e della cordialità». A cosa, dunque, è dovuto questo ritardo che si è risolto così cordialmente? Per Conte non c’è stato alcun conflitto tra Lega e Cinque Stelle. Nella neolingua in queste settimane, tra la prima e la seconda approvazione, si è «svolta un’intensa attività di confronto sulla formulazione tecnica di alcune norme rimaste in sospeso». Uno dei decreti che dovrebbe trainare la tanto sospirata micro-crescita è stato così definito da Claudio Tarlazzi (Uiltrasporti): «Un errore clamoroso». Tra la copiosa produzione normativa prodotta dall’ingegno pentaleghista ci sono, appunto, le «gare al massimo ribasso negli appalti dei servizi. Così si moltiplicano i problemi di dumping sociale e contrattuale che deturpano le tutele già fragili dei lavoratori». Altre primizie usciranno nelle prossime ore.

Rispetto alla versione idilliaca di Conte tutt’altro clima si respira nella maggioranza dove gli alleati si dilaniano sul «Decreto Crescita». Dal fronte delle Stelle si attaccano i salviniani: «La Lega si sta opponendo all’inserimento della cosiddetta “norma Pernigotti’, quella per salvaguardare i marchi storici del made in Italy» ha detto la senatrice M5S Susy Matrisciano. Il capogruppo leghista, Riccardo Molinari ha replicato: «Siamo lieti che Di Maio e i suoi collaboratori abbiano deciso di inserire la norma a tutela dei marchi storici del made in Italy». In questo «milleproroghe» ci saranno anche i ristori per i «truffati» delle banche. Tutti spergiurano la loro necessità, ma è un fronte che non riesce a chiudersi. «Lavoriamo perché la pubblicazione in Gazzetta avvenga entro la fine del mese» ha detto Conte. «In una sola settimana» ha rilanciato Tria. Previsioni azzardate. Poche ore dopo sono scoppiate le bombe Siri e Raggi. La Pasqua sarà tortuosa. Salvo intese.