Luigi Sbarra, lei è da un mese segretario generale della Cisl, dopo una lunga esperienza come segretario generale aggiunto. La continuità fra lei e Annamaria Furlan è scontata, ma lei ne vede anche fra Mario Draghi e Giuseppe Conte?
Guardi, noi giudichiamo i governi solo dai fatti e dalle risposte ai problemi del paese. Avere oggi un esecutivo con una solida e ampia maggioranza, guidato da una personalità internazionale come Draghi, rappresenta un fattore di discontinuità con il passato. Ci sono poi segnali indubbiamente positivi nella disponibilità al dialogo con le parti sociali, come dimostrano i due accordi che abbiano sottoscritto sulla riforma della Pa pubblica e qualche giorno fa sull’aggiornamento dei protocolli sulla sicurezza e sul piano vaccinale. Dobbiamo far tesoro di questo clima di necessaria concertazione. Nessun Governo può farcela da solo.

Ora però con Cgil e Uil chiedete a Draghi di prolungare il blocco dei licenziamenti a ottobre ma il premier ha detto no: prime crepe nel rapporto?
Noi chiediamo che il blocco del licenziamenti vada avanti sino a quando l’emergenza sanitaria non sarà finita per evitare ulteriori perdite di occupazione. Va prolungata anche la cassa Covid, estendendo le indennità a tutte le categorie finora escluse. Vedremo nelle prossime giornate quale sarà la risposta del Premier, a cui abbiamo chiesto un confronto urgente sul Recovery plan, sapendo che il Piano vaccini, le tutele dei licenziamenti, i sostegni al reddito, la formazione ed il rilancio degli investimenti pubblici sono le cinque priorità che devono camminare insieme.

Voi siete per tradizione aperti al dialogo con i governi. Negli ultimi giorni però siete stati molto critici con il ministro Giorgetti che non convoca tavoli di crisi.
Abbiamo da anni più di cento vertenze aperte al Mise. Riguardano il destino di centinaia di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie e un pezzo importante della politica industriale. Occorre una svolta. Serve una struttura adeguata, che non vediamo, capace di interloquire con il tessuto istituzionale locale, con il sistema bancario. Occorre una capacità di dialogo costante con altri ministeri e con le parti sociali, mettendo in campo soluzioni vere ed innovative di sostegno alle riconversioni, reinvestimento come per esempio si è fatto con Corneliani nei giorni scorsi.

La vertenza Alitalia va avanti da oltre un decennio. La nazionalizzazione in tempo di pandemia sembrava essere la soluzione giusta. Invece la commissaria europea Vestager sta imponendo condizioni capestro per il decollo di Ita. Una soluzione è possibile o lo spezzatino con annessi almeno 5 mila esuberi è inevitabile?
E’ inaccettabile l’atteggiamento discriminatorio della Commissione Europea che non autorizza il piano industriale che prevede il trasferimento delle attività alla nuova compagnia con un impegno di 3 miliardi. Bruxelles però ha autorizzato la ricapitalizzazione di 10,4 miliardi per Air France–Klm e di 9 miliardi per Lufthansa. Questi non erano aiuti di Stato? Si fanno due pesi e due misure. Sono i colpi di coda di una Europa miope che ostacola lo sviluppo con scelte sbagliate e discutibili. Quanto allo spezzatino ed agli esuberi siamo contrari. L’assetto industriale ed occupazionale della compagnia va rilanciato, difeso , tutelato e non smantellato.

I sindacati di base contestano l’accordo sulle vaccinazioni in azienda e l’accordo con Brunetta sulla Pa parlando di «falsa concertazione che punta solamente a escluderli».
Guardi, noi non vogliamo escludere nessuno. Cgil, Cisl e Uil rappresentano circa l’80% dei lavoratori sia nei settori privati sia nella Pa, basta vedere le elezioni per le Rsu. Oggi abbiamo ancor più bisogno di scelte condivise, di responsabilità e coesione sociale. Da anni sulla Pa ci siamo misurati con i governi per la valorizzazione del lavoro pubblico, assunzioni e stabilizzazioni, investimenti su innovazione e digitalizzazione, relazioni sindacali partecipative. Su questo perimetro è maturato il negoziato che ha avuto nel Patto il frutto. Guardiamo al risultato lasciando ad altri le polemiche.

Un’altra storica proposta della Cisl è la partecipazione dei lavoratori nei consigli di amministrazione. Con Stellantis i rappresentanti nel Cda sono una manager nominata dall’azienda e un lavoratore francese già nel Cda di Peugeot.
È stato un grave errore di Stellantis che speriamo sia corretto. Questa è la stagione giusta per costruire un nuovo rapporto tra capitale e lavoro, facendo partecipare i lavoratori non solo alle scelte organizzative ma anche alle strategie aziendali, realizzando il sogno dei padri Costituenti. Il governo dovrebbe favorire questo processo con una legge di sostegno alla partecipazione, a partire da quelle pubbliche, come Enel, Eni, Poste, Leonardo.

Amazon vince negli Stati Uniti bloccando la sindacalizzazione in Alabama. Il modello americano del sindacato aziendale fallisce mentre Cgil, Cisl e Uil in Italia hanno organizzato il primo sciopero di filiera al mondo e Orlando ha convocato Amazon per riaprire la trattativa. La confederalità è un modello per il sindacato nel mondo?
Sì, bisogna rilanciare il ruolo del sindacalismo confederale, che significa fare sintesi tra gli interessi specifici di un settore e quelli generali del paese. L’Italia può fare davvero da apripista in Europa e nel mondo in questa battaglia per tutelare attraverso i contratti tutte le nuove forme di lavoro, contro lo sfruttamento del caporalato digitale, dei tanti giovani costretti oggi a turni massacranti e umilianti, senza ferie, riposi, tutela della maternità. Questa sarà la nuova frontiera della sindacalizzazione. Non è un caso che allo sciopero Amazon abbiamo registrato una forte partecipazione e che con Just Eat abbiamo firmato il contratto nazionale Logistica.