Prima si dice «soddisfatto» per i risultati ottenuti, poi annuncia: «Vi accorgerete da soli che passo dopo passo stiamo realizzando quel cambiamento che avevamo promesso». In un post su facebook il premier Conte esulta, ma c’è poco da stare allegri. In un solo giorno da Bruxelles sono infatti arrivati due schiaffi all’Italia che a questo punto, almeno per quanto riguarda la gestione dei migranti, rischia davvero di rimanere isolata grazie alle politiche del governo Salvini-Di Maio.

Rispondendo alla lettera con cui il premier italiano chiedeva l’istituzione di una cabina di regia europea che coordinasse gli sbarchi, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha confermato la disponibilità di Bruxelles a fare la propria parte ma – ha specificato – solo dopo che i migrati sono sbarcati in Italia. Solo in quel caso di potrà procedere alla loro distribuzione tra quegli Stati membri che si saranno dichiarati disponibili ad accoglierli. «Non va dimenticato – scrive infatti Juncker – che l’Ue non ha competenza per determinare il luogo/porto sicuro da usare per gli sbarchi in seguito a un’operazione di ricerca e salvataggio in mare». Quindi non solo non cambia nulla, ma Juncker chiede anche all’Italia di non chiudere più i suoi porti come avvenuto nelle scorse settimane. «Sono persuaso – scrive il presidente della Commissione – che queste soluzioni ad hoc non rappresentano un modo di procedere sostenibile e soddisfacente».

Ma questo è solo il primo dei due no che ieri palazzo Chigi è stato costretto ad incassare. Il secondo era nell’aria già da giorni e riguarda il futuro della missione europea Sophia. Anche in questo caso lo scontro è sul punto del mandato della missione che prevede lo sbarco automatico in Italia dei migranti. Condizione che il governo ha chiesto di modificare minacciando di disapplicare in maniera unilaterale le regole. Il che significherebbe impedire l’approdo alle navi della missione europea.

Un atteggiamento che gli ambasciatori dei 28 Stati avevano già criticato mercoledì durante la riunione del Cops, il Comitato politico e di sicurezza (Cops) dal quale dipendono le missioni europee, irritati dall’ultimatum italiano a tal punto da ventilare la fine anticipata della missione. Irritazione cresciuta in una nuova riunione del Comitato che si è tenuta ieri a Bruxelles nella quale sarebbero volate parole grosse, con i rappresentanti dei governi che avrebbero parlato di una «forma di ricatto» da parte di Roma. Alla fine lo scontro è rientrato, con l’Italia che ha accettato di rivedere i termini del mandato non subito, come chiesto con insistenza, ma solo in sede di revisione generale della missione. Nel frattempo, è stato chiarito, le regole già scritte resteranno ancora in vigore. Insomma, anche in questo caso tutto resta come prima.

Resta da capire il perché dell’entusiamo mostrato dal premier. Il motivo sta forse nell’impegno assunto da Juncker nella sua lettera a presentare entro al prossima settimana due proposte che dovrebbe venire incontro alle richieste italiane. Come la creazione di centro chiusi dove riunire i migranti irregolari da realizzare nei paesi Ue che si dichiarano disposti ad accoglierli. E la creazione di piattaforme di sbarco dei migranti in paesi extra-Ue. Promesse non certo nuove alle quali si aggiunge quella di una maggiore impegno nei rimpatri.

Tutte cose delle quali nelle ultime settimane si è già parlato. «Nella lettera Juncker si limita a ribadire le decisioni prese dall’ultimo Consiglio europeo, dal rafforzamento della guardia costiera europea alla creazione di centri “controllati” negli Stati membri che non sarebbero altro che gli hotspot già esistenti, quindi niente di nuovo – ricorda l’eurodeputata di Possibile Elly Schlein – . Non si capisce quindi perché il premier Conte parli di passi avanti importanti. Sugli sbarchi Juncker risponde che l’Ue non ha competenza e che servono soluzioni più strutturali. Infatti su questo ha ragione, serve la riforma di Dublino. Dovrebbe capirlo anche Salvini».

Sugli scarsi risultati ottenuti sembra essere d’accordo anche l’europarlamentare del M5S Laura Ferrara, non a caso molto meno entusiasta del premier. «L’Italia ha ragione, ‘la cellula di crisi’ gestita dalla Commissione Ue può essere una buona soluzione ma da istituire nel lungo periodo, nel quadro di un meccanismo strutturato – ha scritto su Twitter -. Intanto, l’Italia deve continuare a sbrigarsela da sola, chiedendo di volta in volta aiuto agli altri Paesi. E’ un po’ questo il senso che leggo nella risposta data dal presidente Juncker».