Roberto Saviano dalle colonne di Repubblica ieri ha attaccato l’amministrazione partenopea. Intervistato da Conchita Sannino, lo scrittore ha dichiarato: «Il sindaco aveva una missione e l’ha fallita. A fine mandato non è importante isolare cosa va salvato e cosa no, ma quale città si è ereditata e quale città si lascia». E ancora: «Se fino a qualche anno fa era quasi solo la periferia a essere dilaniata da continui agguati di camorra, ora si spara in pieno centro. E si spara per le piazze di spaccio. Non una parola sulla genesi di agguati e ferimenti. Non una parola sul mercato della droga che in città muove capitali immensi».

La replica di Luigi de Magistris è arrivata a margine della conferenza stampa, ieri, del Partito del sud: «Chi dice che a Napoli non è cambiato nulla è un fiancheggiatore involontario di chi fa il male della città». Il sindaco non nomina Saviano ma è a lui che si rivolge e «a tutti coloro che avrebbero gli strumenti intellettuali per capire che qui si sta facendo una rivoluzione. Come si fa a non capire che è stato tagliato l’ossigeno tra la camorra e la politica. Napoli bisogna conoscerla, non basta aver fatto nella propria vita una testimonianza di anticamorra».

Non ne pronuncia il nome neppure quando sottolinea che le parole dette «da un intellettuale oltreoceano, da chi avrebbe le capacità di analizzare quello che accade, fanno molto male, sono piombo». Riferimento al fatto che Saviano soggiorna spesso a New York. «Napoli è diversa – conclude il sindaco -, chi dice che è uguale non ha capito nulla. Tra mille problemi, abbiamo salvaguardato i servizi pubblici, scoperchiato Affittopoli, dato seguito al referendum sull’acqua pubblica. Non abbiamo ceduto su alcun compromesso morale né al compromesso politico al ribasso. Abbiamo cacciato l’amo e tagliato il guinzaglio».

Nell’intervista, in verità, lo scrittore non ha criticato solo il sindaco: il Pd nazionale tratta i posti difficili del sud «come buchi neri. E difatti tende a lavarsene continuamente le mani», i 5 Stelle «sono un’estensione della volontà di Casaleggio», l’unica possibilità «un progetto nazionale e internazionale che sostenga la riforma della città. Chiunque creda di potercela fare inganna sé e gli elettori».

I toni accesi sono una conseguenza inevitabile della campagna elettorale. Il sondaggio Euromedia Research di Alessandra Ghisleri, commissionato da Il Mattino, dà de Magistris molto avanti rispetto agli avversari. Il quadro è ancora confuso perché i 5S, che alle regionali furono il primo partito in città con il 24%, si sono avvitati prima sul caso Quarto e poi in una resa dei conti interna, che ha portato all’espulsione di 30 attivisti. Così da settimane si attendono i nomi dei possibili candidati consiglieri e sindaco. Acque agitate anche a destra dove la candidatura di Gianni Lettieri non piace agli ex An, tentati dall’idea di mettere in campo Marcello Taglialatela o Enzo Rivellini.

Il Pd è alla resa dei conti interna a mezzo primarie: il 6 marzo si sfideranno l’ex governatore Antonio Bassolino, la sua ex pupilla Valeria Valente, il segretario dei Gd Marco Sarracino e l’oncologo Antonio Marfella.

Secondo le rilevazioni, Lettieri con Bassolino in campo oscilla tra il 19,3 e il 20%, con Valeria Valente è al 19,3. Bassolino è dato intorno al 15%, due punti sotto Valente (tra il 17,6 e il 16,2%). Luigi de Magistris con Bassolino è tra il 41,8 e 40,4%; con Valente tra il 40,8 e 39,1%. Il candidato grillino con Bassolino in campo oscilla tra 21,7 e 20,6%; con Valente tra 20,3 e 21,8%. Se i dati fossero confermati, al ballottaggio andrebbero de Magistris e uno tra Lettieri e il candidato 5S. Un sostanziale equilibrio invece tra gli schieramenti: il centrodestra fa segnare il 23,4%; il centrosinistra il 24,9%; le liste di appoggio a de Magistris il 20,8%; il M5S è al 23,7; Ap (Ncd e Udc) al 4,8%. L’attuale sindaco ottiene il 40% dei consensi mentre il 55,7% è scontento dei risultati, un malessere che il Pd non intercetta, probabilmente perché, nonostante i proclami, il governo penalizza la città e il Sud.