Le ragazze che sfilano in passerella in una delle prime domeniche di freddo a Roma, in piazza SS. Apostoli, camminano come modelle, indossano pellicce e giacconi di pelle, ma sotto gli indumenti di lusso sono coperte di sangue, come lungo le gambe e sul collo.

I passanti si fermano un po’ sbigottiti. Persino la polizia che sorveglia la scena sbanda per un attimo.

E’ solo una manifestazione di protesta, ma diversa dal solito.

Per mettere a nudo cosa c’è dietro il lusso e la bellezza di una pelliccia, i militanti di Istinto animale si affidano non alle parole ma all’impatto delle immagini e alla potenza dell’evocazione.

Esordiscono con una messa in scena anche più complessa: una ragazza in gabbia, coperta da quella che un giorno sarà una pelliccia di lusso esposta in vetrina, travestita da ermellino. Viene uccisa, spogliata e poi trascinata via.

Per i passanti la scena è molto forte, seguita dal colpo altrettanto duro della sfilata al confine tra eleganza e atrocità, tra alta moda e mattatoio.

Quella di domenica scorsa a Roma è stata la seconda edizione di “Satana in Pelliccia” e nonostante il freddo e la partita non sono stati pochi i passanti costretti a fermarsi, a guardare.

“Attraverso l’immedesimazione nei corpi degli animali torturati volevamo mostrare la necessità di sperare in un cambiamento”, spiegano i ragazzi di Istinto animale. Poi fanno seguire agli sganassoni una carezza.

La sfilata prosegue, stavolta con pellicce e giacche di pelle sintetiche. Funzionano lo stesso, possono essere eleganti quanto la pelle degli animali uccisi. Non costano dolore e sofferenza a nessuno. Perché no?