I paesaggi di Matera riecheggiano nelle poesie che compongono MaTerre VR360°, film collettivo in realtà immersiva realizzato per Matera capitale della cultura europea 2019 e presentato alla 76esima edizione della Biennale cinema di Venezia all’interno del CNA Cinema Days.
Un lavoro a 360° che attraversando Matera guarda al passato e si proietta verso il futuro dell’Europa ma soprattutto della realtà virtuale, la nuova tecnologia digitale che nell’unione con il cinema ha l’ambizione di andare al di là dei limiti di spazio e tempo. Ne abbiamo parlato con Antonello Faretta, direttore artistico della sezione regia del progetto che ci ha guidati all’interno del film.

Come nasce il progetto?

Tutto è iniziato due anni fa dagli incontri del Cinecamp Terramare dove, insieme a Rete cinema Basilicata, Fondazione Matera 2019, e altri partner, abbiamo lavorato per creare MaTerre. Un progetto cross-disciplinare che mette insieme cinema, poesia e diritto tanto che la direzione artistica è formata da tre persone: Lello Voce come poeta, io come regista e il professor Paolo Heritier dell’università di Torino come giurista. Abbiamo realizzato tre output: un film corale in realtà immersiva realizzato da cinque coppie creative composte da un regista e un poeta di area euromediterranea. Un blog inserito nella pagina web del progetto cui stanno contribuendo illustri artisti interrogandosi sui valori fondanti dell’Europa che vorremmo: aperta, plurale, senza frontiere e che fa della diversità il punto di forza del contemporaneo. Il terzo punto è un film sul film, una sorta di backstage in cui emerge, attraverso le parole di tutte le persone che hanno partecipato, il racconto di questi valori e del metodo di lavorazione che abbiamo scelto, la co-progettazione.

Qual è il filo conduttore da cui è nato il film?

Il film prende piede dalla poesia La mia bella patria di un poeta molto caro a noi lucani e a tutto il meridione: Rocco Scotellaro, discepolo di Levi, è uno dei principali poeti dell’Italia contemporanea. All’interno dei temi affrontati da Scotellaro abbiamo trovato i valori e gli elementi dell’Europa che vogliamo: la cittadinanza attiva, la terra non come frontiera ma come appartenenza identitaria e la libertà perché Scotellaro non era soltanto un poeta, si è battuto per l’emancipazione della classe contadina e delle terre che lavoravano. Da questo fuoco iniziale abbiamo chiesto ai poeti di scrivere cinque poesie che ricalcassero gli stessi temi della poesia di Scotellaro, declinati secondo i valori del loro paese.

Quando sono avvenute le riprese?

Si sono svolte dal 18 aprile al 2 di maggio in una residenza artistica presso uno dei più antichi complessi storici di Matera: la residenza delle Monacelle. Abbiamo invitato cinque registi provenienti dalle città che si affacciano sul mediterraneo e non a caso tutti documentaristi proprio per il metodo del cinema del reale che ho deciso di utilizzare. Sulla parola invece siamo andati a lavorare sulle minoranze linguistiche europee, sulla loro fragilità che per noi sono un valore di ricchezza.

Come avete lavorato sul film?

Il film è stato realizzato in VR e ritengo che sia un film ecologico, non abbiamo mosso grosse troupe, mezzi e unità di persone ma abbiamo chiesto di lavorare in coppia muovendosi a piedi come degli esploratori e con attrezzature leggerissime: uno zaino, un piccolo cavalletto e delle GoPro fusion 360°. MaTerre, infatti, è un film di poesia virtuale a 360°. La sceneggiatura era il testo poetico scritto da un punto di vista delle immagini in loco, rendendo il paesaggio protagonista del racconto così come le persone del luogo. Gli attori principali erano gli stessi poeti scelti proprio perché performer.

Com’è avete affrontato la messa in scena in rapporto al VR?

Il nodo più grande per tutti è stato quello di rovesciare il paradigma delle riprese: se nel cinema canonico si è abituati a guardare attraverso la cosìddetta «finestralità», dove scelgo come mettere la macchina da presa, cosa tenere dentro l’inquadratura e soprattutto fuori, nutrendo l’immaginario dello spettatore nel completamento del film, con le nuove tecnologie a 360° questo discorso è annullato. Questa tecnica rimette completamente in discussione il concetto di «autorialità»: bisogna pensare in maniera diversa la messa in scena, il movimento degli attori nello spazio, pensare che in ogni angolo ci siano spazi visti dallo spettatore.

Qual è la direzione che sta prendendo il VR?

All’interno del progetto abbiamo organizzato delle conferenze sulla realtà virtuale tenute da Franco Piavoli, Adriano Aprà, il professor Gilbert dell’università di Nantes e tutta una serie di ospiti, su quello che la critica oggi definisce «cinema oltre il cinema» o post-cinema, cioè tutto quello che sta accadendo oltre la sala cinematografica. La realtà virtuale sta, volenti o nolenti, rompendo sempre di più lo schema del cinema come comunità, come sala cinematografica e in un certo senso rende l’esperienza cinematografica sempre più individualizzata, online e digitale. Questo soprattutto attraverso nuove tecnologie prototipali come la banda detta 5G di cui Matera e una serie di città italiane sono capofila per la sperimentazione della sua portata. Si parla di un segnale trenta volta più veloce rispetto all’attuale fibra, una banda che non ha latenza, cioè il tempo con cui carichiamo le pagine, ed è tutto in tempo reale, quindi hai una sorta di ubiquità della performance rilasciando il contenuto in tempo reale e in una distribuzione digitale perfetta in ogni parte del mondo. Questa è la famosa rivoluzione digitale dei cinema di cui tanto si è parlato e che fino a qualche tempo fa ha puntato soprattutto a un ammodernamento delle sale ma poco nella distribuzione capillare e satellitare che potesse superare le maglie della distribuzione come la duplicazione delle copie, le spedizioni, il test del DCP.

Che distribuzione avrà il film?

Dopo la presentazione a Venezia ci sarà, a metà novembre, l’anteprima mondiale nella chiesa di Santa Maria de Armenis, nei sassi di Matera, dove in cinque spazi diversi saranno istallate le opere del film. L’idea è che in ciascuno spazio si creino delle stanze poetiche: ci saranno i visori per il VR, l’installazione sonora delle poesie e le fotografie della lavorazione del film. Dopo di che la distribuzione coprirà tutto il 2020 e sarà non convenzionale: gallerie, musei, istituti di cultura italiani nel mondo e corner nelle strade. Il nostro partner americano, infatti, sta chiudendo un’applicazione digitale in VR ad hoc. In alcuni punti di Matera o delle città in cui saranno installati degli stencil e dei loghi, creando una specie di caccia al tesoro, potrai puntare il tuo Smartphon e vedere il film a 360° attraverso l’«oculus», al telefono o al computer, libero, senza biglietto come un dono.