“Ci sarà del lavoro per quei bastardi di Bordeaux”. La frase è stata detta a Sarkozy in una telefonata – con un telefonino registrato sotto un falso nome – dall’avvocato dell’ex presidente, Thierry Herzog. “I bastardi di Bordeaux” sono i giudici che indagano su Sarkozy per i presunti fondi neri per la campagna elettorale del 2007 spillati alla miliardaria Liliane Bettencourt, proprietaria dell’Oréal. Questa e altre frasi sono state pubblicate ieri dal sito Mediapart. Una settimana fa, c’era stata una prima fuga di informazioni sulle intercettazioni a cui la magistratura ha sottoposto l’ex presidente, per scoprire i finanziamenti al nero della campagna (Bettencourt, ma anche Gheddafi). Da queste registrazioni è venuto alla luce un “traffico di influenza”: Sarkozy aveva promesso una promozione (una comoda pre-pensione come magistrato di collegamento a Montecarlo) a un alto magistrato della Corte di cassazione, Gilbert Azibert, in cambio di informazioni sulla procedura giudiziaria e di pressioni sui giudici in varie procedure in corso. Per Mediapart si tratta di un “complotto di Sarkozy contro la giustizia e lo stato di diritto”. Un giornalista di Le Monde che si occupa dell’inchiesta sullo scandalo Sarkozy-giustizia, Gérard Davet, ha sporto denuncia per aver ricevuto minacce, ricevute per posta il 18 marzo.

E’ questo l’ultimo episodio della saga giudiziaria che ha al centro l’ex presidente, ormai assediato dalla giustizia e messo con le spalle al muro dalle successive rivelazioni. Ieri, la destra ha fatto profilo basso, limitandosi a denunciare la “violazione del segreto istruttorio” attraverso la fuga di notizie sui giornali e sui siti Internet e a denunciare i “tribunali popolari mediatici”. Ma la settimana scorsa, l’Ump era partita all’attacco del governo e, con estrema abilità, era riuscita a ribaltare la situazione in perfetto stile Berlusconi: Sarkozy, da accusato, era diventato la vittima delle supposte manovre del governo a guida socialista, che avrebbe usato l’arma giudiziaria per distruggere politicamente un avversario, in grado di battere Hollande alle presidenziali del 2017. Il governo era stato messo in difficoltà, impantanato in versioni contraddittorie. La ministra della giustizia, Christiane Taubira, era stata in difficoltà, per aver prima negato e poi ammesso a metà di essere stata messa al corrente che erano in corso intercettazioni sul telefono dell’ex presidente. Il caso è estremamente complesso, al centro c’è l’utilizzazione da parte dei giudici dell’agenda di Sarkozy, che potrebbe portare la prova che l’ex presidente era intervenuto nel caso Tapie-Crédit Lyonnais (milioni versati dallo stato all’affarista, caso su cui ieri è stata a lungo interrogata Christine Lagarde, ex ministro dell’economia ora alla testa dell’Fmi, messa a confronto con il suo ex direttore di gabinetto, Stéphane Richard, oggi alla direzione di Orange). Varie inchieste sono in corso. In sostanza, tutte girano attorno alla relazione che Sarkozy intratteneva con il denaro e all’aggiramento delle leggi da parte dell’ex presidente. Per il Ps, si tratta di “uno scandalo di stato”.