All’antivigilia della manifestazione romana delle sardine- sarà a Piazza San Giovanni alle 15 – il primo test nazionale del movimento a un mese esatto dal primo flashmob a Bologna, fioccano adesioni, ma anche polemiche. La giornata sarà campale: oltre che nella Capitale, sono state ufficializzate «nuotate» in giro per il mondo: a Zurigo, Londra, Helsinki, Stoccolma, Francoforte, Dresda, Bordeaux, Grenoble, Parigi, Dublino, Amsterdam, Vienna, Berlino, Edimburgo, Lisbona, Berna, Madrid Boston, San Francisco e New York.

La «sardinomania» contagia volti celebri le associazioni cattoliche. Dopo l’adesione dei Papaboy’s e le parole di sostegno del segretario di stato Vaticano Parolin e dell’ex segretario della Cei Galantino, ieri il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano, si è dichiarato cautamente pronto ad un incontro con i giovani manifestanti.

Ma sono i preti di frontiera e quelli impegnati nel sociale a tifare apertamente per le sardine. Come il comboniano pacifista Alex Zanotelli, sceso in piazza a Napoli: «Ci tenevo ad esserci, è importantissimo», spiega, perché «è fondamentale» che i giovani «abbiano capito l’importanza di scendere in piazza, uscendo così dal letargo, dal mondo virtuale di facebook o degli altri social dove ci si parla addosso». A Roma, il rettore della Basilica di Sant’Eustachio don Pietro Sigurani si rammarica di non poter andare in piazza causa un impegno professionale: sabato deve inaugurare il presepe. Ma sarà «con le sardine al 100 per cento». Auguri erano arrivati anche dall’ex direttore di Civiltà Cattolica padre Bartolomeo Sorge.

In queste ore dalle città si contano i pullman prenotati. Ma, com’è ovvio in un movimento giovane e poco centralizzato, non mancano anche gli inciampi. Dopo l’invito smentito, Casapound non disarma: sarà in piazza comunque «alla spicciolata e senza bandiere». Provocazione in pieno stile, forse non l’unica, a cui dovrà pensare il «leggendario» servizio d’ordine «prestato» dalla Fiom, il sindacato dei metalmeccanici.
I guai non arrivano solo da destra. Ieri l’Arcigay di Roma ha attaccato le sardine della Capitale denunciando la censura sul profilo facebook di un post polemico del presidente romano Francesco Angeli contro gli auguri del movimento alla neoeletta presidente della Corte Costituzione Marta Cartabia, prima donna alla guida della Consulta. La cosa non è piaciuta perché per Angeli «si tratta di un’omofoba». A Cartabia, vicina a Comunione e liberazione, l’Arcigay romana non perdona un articolo in cui la giurista scriveva che «la Costituzione italiana protegge la famiglia, differenziandola da altre forme di convivenze e non permette il matrimonio omosessuale».

Inciampo non bello, visto che i diritti civili sono uno dei pilastri valoriali comuni dei flash mob.