Per gli ambientalisti è un passo indietro, per la giunta regionale di centrosinistra un passo avanti. L’altro ieri la nuova legge urbanistica è passata in commissione con i voti favorevoli della maggioranza. Ai primi di settembre il testo arriverà in aula per l’approvazione definitiva.

La legge consente agli albergatori che hanno strutture entro la fascia dei trecento metri dal mare di fare lavori di ampliamento. Quindi, nuovo cemento nella zona che invece il Piano paesaggistico regionale (Ppr) varato nel 2006 dalla giunta Soru aveva protetto con un vincolo assoluto. Ci sono però alcuni paletti. «Saranno consentiti ampliamenti delle strutture già esistenti – ha spiegato ieri durante una conferenza stampa il presidente della commissione urbanistica del consiglio regionale Antonio Solinas (Pd) – soltanto per i servizi (niente nuove camere) e soltanto nella misura del 25% per chi non ha mai usufruito del cosiddetto Piano casa voluto dalla precedente giunta di centrodestra. Per gli albergatori che invece del Piano casa hanno già beneficiato, saranno possibili ampliamenti soltanto a copertura della differenza fra quanto già realizzato e il limite del 25% fissato dalla legge». «Soltanto per gli alberghi al di sotto dei cento posti letto – ha spiegato Solinas – sarà possibile aumentare il numero delle stanze, ma restando sempre all’interno dell’incremento volumetrico del 25%».

Resta il fatto che la legge rompe il vincolo assoluto stabilito dal Piano paesaggistico. Da qui l’opposizione del fronte ambientalista. Per Maria Antonietta Mongiu, portavoce e promotrice del gruppo di lavoro Materiali per un’urbanistica sostenibile, «la Sardegna non ha bisogno di questa legge». La proposta alternativa è il perfezionamento del Piano paesaggistico. «Il Ppr – spiega Mongiu – capitalizzava le istanze di un’intera generazione che scopriva il valore dell’ambiente e del paesaggio. La nuova legge urbanistica rompe quell’impianto: è un passo indietro inaccettabile».

Una vittoria, sia pure parziale, il movimento ambientalista l’ha comunque ottenuta. Dalla legge è stato infatti cancellato l’articolo 43, che rendeva possibile realizzare nuove costruzioni (alberghi, case e villaggi turistici) nella fascia protetta dei trecento metri in deroga al Piano paesaggistico in presenza di «progetti ecosostenibili», recitava il testo cassato, «di particolare interesse economico e sociale». Grandi progetti su territori ancora non toccati dal cemento, ai quali la giunta regionale avrebbe potuto dare l’assenso a fronte di una importante ricaduta sui territori in termini di sviluppo turistico e di occupazione. Un varco pericolosissimo alla cementificazione di aree vergini che è stato chiuso grazie alla pressione politica dei movimenti ambientalisti e della minoranza Pd guidata da Renato Soru.

Il presidente della giunta Francesco Pigliaru (Pd) difende la legge: «I numeri che emergono dagli studi dei nostri uffici tecnici dicono che gli interventi resi possibili nei trecento metri dal testo approvato in commissione riguardano appena lo 0.01% del costruito. Con il nuovo quadro normativo abbiamo voluto puntare a uno sviluppo sostenibile fondato sulla qualità, coinvolgendo un maggior numero di aree della Sardegna rispetto agli insediamenti storici».
«Intanto direi che si è dato ragione – commenta l’urbanista Sandro Roggio, voce autorevole del fronte ambientalista – a chi diceva che alcuni articoli della legge, come il 43, erano una pazzia. Sono stati eliminati. Resta l’incremento di alberghi in riva al mare. Una norma che potrebbe essere cassata dalla Corte costituzionale perché, come la Consulta ha stabilito in una sentenza precedente, il legislatore regionale non può modificare da solo un Piano paesaggistico.

Pigliaru dice che l’incidenza della legge sulle nuove volumetrie è poca. Gli vorrei ricordare che c’è anche una rilevante questione di metodo. Se si accetta l’idea di modificare il Ppr sulla base di interessi economici, un governo regionale di saccheggiatori potrebbe in futuro approfittare del solco tracciato per incrementare ancora i volumi indipendentemente dai valori paesaggistici. Una giostra senza fine».