La Sardegna si è svegliata ieri sommersa da un mare di fango. Il bilancio, ancora provvisorio, del ciclone Cleopatra è agghiacciante: sono diciotto i morti, tra cui quattro bambini. Due persone sono disperse. Gli sfollati, gente che ha visto la propria casa distrutta o gravemente danneggiata, sono tremila, ospitati da parenti o in strutture requisite dalle prefetture (molte sono alberghi sulle coste chiusi durante la stagione invernale). La parte più colpita dell’isola è quella centro-settentrionale, in particolare la provincia di Olbia, che conta tredici vittime. Il premier Enrico Letta ieri mattina ha parlato di «tragedia nazionale», ha annunciato lo stanziamento immediato di venti milioni di euro e ha decretato lo stato di emergenza. Il capo della protezione civile Franco Gabrielli, arrivato nelle zone alluvionate, ha detto che «sulla Sardegna sono caduti 440 millilitri in ventiquattr’ore, la quantità di pioggia che sul territorio nazionale arriva mediamente in sei mesi». Il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, ha parlato di un dramma di «dimensioni apocalittiche».

E in effetti, quello che arriva sui tavoli delle redazioni è un vero e proprio bollettino di guerra: in provincia di Olbia tre persone sono morte in seguito al crollo di un terrapieno sulla strada provinciale numero 38 tra Olbia e Tempio, a Monte Pino. Sono Bruno Fiore, 68 anni, la moglie Sebastiana Brundu, di 61, e la suocera Maria Loriga, di 54. Un uomo di 35 anni, Francesco Mazzoccu, e il figlio, un bambino di tre, sono morti a Raica, nella strada che porta a Telti. Una donna di 42 anni, Patrizia Corona, e la figlia Morgana Giaconi di 2, che si trovavano a bordo di una Smart, sono morte dopo che l’auto è stata travolta dalla furia dell’acqua a Bandinu. Il marito della donna, un poliziotto, che si trovava con loro, è invece riuscito a salvarsi. Una donna di 83 anni, Anna Ragnedda, è morta nella sua casa di Olbia, in via Lazio. Un’altra donna è deceduta nel suo appartamento di via Romania. Entrambe sono state sommerse dal fango che ha devastato le loro abitazioni a pian terreno. Sterminata un’intera famiglia di brasiliani residente ad Arzachena: il seminterrato nel quale abitavano è stato sommerso da tre metri d’acqua e tutti gli occupanti – padre, madre e due figli di 20 e 16 – sono rimasti intrappolati morendo annegati. Si tratta di Isael Passoni, la moglie e i due figli, Weriston e Laine Kellen. In provincia di Nuoro, sulla strada Oliena-Dorgali è morto un poliziotto di 44 anni finito fuori strada con l’auto di servizio mentre scortava un’ambulanza. Una donna ultraottantenne è stata trovata senza vita nella sua casa allagata a Torpè. Stessa sorte di Vannina Figus, 64 anni, di Uras in provincia di Oristano. Due le persone disperse nel Nuorese, a Onanì e a Torpè. Nel primo caso, stando alle testimonianze raccolte dai soccorritori, un uomo di 61 anni è stato trascinato via dalla corrente mentre stava custodendo del bestiame; a Torpè, invece, non si riesce a rintracciare un’anziana. La donna sarebbe rimasta bloccata nella casa allegata.

I danni dell’alluvione sono ingenti non solo nei centri abitati ma anche nelle campagne. Sono finite sott’acqua strutture aziendali e fabbricati agricoli. Centinaia di famiglie sono state evacuate. Danneggiati diversi macchinari. Moltissimi i campi coltivati allagati. Frane, smottamenti e straripamenti dei fiumi e dei canali hanno reso impraticabili molte strade rurali. Pesanti le conseguenze anche per gli allevamenti. «La situazione – sottolinea Coldiretti – è drammatica, con mucche e pecore disperse, coltivazioni distrutte, strade e ponti danneggiati che impediscono di raggiungere tutte le aziende agricole. I nostri trattori sono al lavoro per aiutare sia la popolazione sia le imprese agricole in difficoltà, mentre gli agriturismi di Terranostra hanno dato la disponibilità ad accogliere gli sfollati».

In Sardegna sono 306 (l’81% del totale) i comuni che hanno porzioni del proprio territorio a elevato rischio idrogeologico per frane e alluvioni. A questa situazione non è estraneo il fatto che, negli ultimi trent’anni, nelle aree marginali, i contadini si sono praticamente dimezzati: tre milioni di ettari di terreno coltivato sono stati abbandonati in montagna e collina o cementificati in pianura.

Bilancio disastroso, dunque. A fronte, bisogna dire, di una macchina dei soccorsi che si è messa in moto con molta lentezza. La protezione civile aveva lanciato un’allerta meteo già lo scorso fine settimana, ma nessuno dei comuni colpiti dal disastro ha predisposto piani di pronto intervento. Tutte le testimonianze dicono che ci sono volute almeno tre ore prima che alle vittime dell’alluvione arrivassero aiuti efficaci. Solo da ieri mattina le cose hanno cominciato a girare meglio. Personale e mezzi speciali dell’esercito per la ricerca di eventuali dispersi nella zona di Olbia sono impegnati dall’alba di ieri su richiesta della prefettura. Ed è entrato in azione anche un plotone speciale del genio, con macchine movimento terra e mezzi per l’aspirazione dell’acqua e del fango. I militari hanno messo a disposizione barchini, gruppi elettrogeni, torri di illuminazione e otto elicotteri. Nelle caserme della Sardegna dove ha sede la brigata Sassari, il battaglione speciale impiegato nella missione italiana in Afghanistan, sono pronti all’impiego oltre quattrocento soldati in caso di ulteriori richieste di intervento da parte delle prefetture. La situazione resta infatti di massima allerta. Ieri il maltempo ha dato un po’ di tregua, ma la situazione è sempre di massima allerta, perché le previsioni per i prossimi giorni non sono buone. Per domani i meteorologi danno per certa una riacutizzazione dei fenomeni collegati a Cleopatra, con temporali e nevicate a partire dai seicento metri. Il maltempo continuerà per tutta la settimana. E tra lunedì e martedì sono possibili altri nubifragi per la formazione di un nuovo ciclone e l’ingresso sul Tirreno di aria fredda da nord.