Medici e personale sanitario con il bavaglio, procure della Repubblica che aprono inchieste, Regione sotto accusa e, soprattutto, un capoluogo di provincia, Sassari, che corre il rischio di diventare una nuova Bergamo. In Sardegna sono gli ospedali, in particolare quelli nel nord dell’isola, a essere diventati il principale focolaio di diffusione del Corona virus. Su 134 casi di positività registrati sino a venerdì a Sassari e a Olbia, appena 14 riguardavano pazienti. Gli altri 120 erano medici, infermieri, ausiliari e tecnici ospedalieri. E si stima che nell’intera regione i contagi riferibili al personale che opera nelle strutture sanitarie superino il 50 per cento dei positivi. Se si pensa che a livello nazionale la percentuale omologa è di appena l’8 per cento, si ha la misura di ciò che sta accadendo in Sardegna.

A SASSARI IL CONTAGIO PARTITO dall’ospedale ha portato il numero dei positivi dai 74 di mercoledì ai 134 di giovedì ai 293 di venerdì ai 251 di ieri. In soli quattro giorni, un’accelerazione impressionante e molto pericolosa. Sempre a Sassari, ieri, quattro morti in una sola giornata, contro un solo decesso registrato, dall’inizio dell’epidemia, sino all’altro ieri. E’ evidente che la macchina della sanità è in gravissimo affanno. Ed è altrettanto evidente che bisogna fare subito qualcosa per invertire una tendenza che può rivelarsi disastrosa.
A lanciare l’allarme sono per primi i medici: «Sul fronte della prevenzione individuale – dicono Raimondo Ibba, Antonio Sulis e Maria Giobbe, presidenti degli Ordini professionali di Cagliari, di Oristano e di Nuoro – il sistema di tutela dal virus e di prevenzione dalla malattia continua a essere carente. Ci chiediamo se la organizzazione predisposta dalla Regione sia in grado di reggere l’urto. Il dubbio è legittimo, dato che non si è riusciti neppure a mettere a disposizione di medici e infermieri i necessari dispositivi di protezione individuale, mascherine e guanti soprattutto».

«Tutto ciò suscita allarme – aggiungono i presidenti degli Ordini professionali sardi – anche perché, a distanza di ormai troppi giorni, non si vedono iniziative tendenti a colmare i buchi esistenti della prevenzione primaria e secondaria. Non possiamo considerare soddisfacente la giustificazione che non ci sono mascherine perché da Roma non ne mandano nonostante le richieste. Il problema va risolto al più presto; non può ricadere sulla pelle delle persone e dei medici, che ancora oggi, a distanza di due settimane dalla esplosione ufficiale della epidemia, continuano a operare in condizioni di massima insicurezza».

INSOMMA, UN ATTO DI ACCUSA contro il modo in cui sinora l’emergenza è stata gestita dalla Regione Sardegna, la stessa che con un decreto dell’assessore regionale Mario Nieddu (Lega) pretenderebbe di ridurre al silenzio un personale sanitario che paga in prima persona le falle di una macchina organizzativa inefficiente.

Ma al bavaglio non ci sta nessuno. Le critiche alla conduzione della macchina organizzativa della sanità sarda cominciano a levarsi da più parti e su change.org è partita una raccolta di firme per chiedere le dimissioni dell’assessore regionale Nieddu. Pesante la denuncia del senatore M5S Ettore Licheri contro la giunta guidata dal sardista Christian Solinas. «Sassari – avverte Licheri – corre il rischio di diventare una gigantesca Codogno. Nel capoluogo l’ospedale è diventato il luogo meno sicuro della città perché, a parte l’assenza delle protezioni per il personale sanitario, i protocolli di condotta antivirus si sono dimostrati insufficienti. E tutto ciò ha una ragione molto semplice: l’Azienda ospedaliera sassarese è priva di due indispensabili figure apicali, quella del direttore generale e quella e quella del direttore amministrativo; le loro funzioni sono svolte, per la sola gestione ordinaria dell’Azienda, da un direttore sanitario e da un responsabile dell’area personale, che agiscono nei limiti ristretti di facenti funzioni. La diffusione del virus non ha però atteso la nomina di nuovi responsabili da parte dell’assessore Nieddu. Con la conseguenza che la sanità a Sassari vacilla e si regge soltanto grazie al sacrificio e all’eccezionale senso di abnegazione dei suoi operatori. Serve subito la nomina di un commissario straordinario di alto profilo professionale”.

NEGLI ULTIMI TRE GIORNI le procure della Repubblica sarde sono state subissate di esposti. A Sassari è partita un’indagine che si concentra sull’assenza dei dispositivi di protezione e sulla verifica del rispetto dei protocolli di prevenzione negli ospedali. Soprattutto alla luce di quel che è successo nel reparto di cardiologia del Santissima Annunziata, focolaio del contagio, i magistrati stanno acquisendo tutto il materiale utile per capire che cosa non ha funzionato.