Il governo Conte contro la giunta Solinas. La scorsa notte il consiglio dei ministri ha impugnato, giudicandole anticostituzionali, sia la legge di revisione del Piano paesaggistico regionale (Ppr) sia la legge che proroga il piano casa al 31 dicembre prossimo. Nel primo caso, sostiene il governo, la legge regionale viola l’articolo 117 della Costituzione che riserva alla competenza statale la tutela dell’ambiente e del paesaggio. E anche nel secondo caso il consiglio dei ministri parla di invasione della potestà esclusiva dello stato. I ricorsi erano attesi. Nei giorni scorsi i ministeri dell’ambiente e dei beni culturali avevano suggerito di prendere questa strada. Il ministro Franceschini, in particolare, aveva sottolineato che il rinvio dei termini del piano casa era da considerarsi «l’ennesimo di una disciplina introdotta nel 2009 che consente la realizzazione di nuove volumetrie in deroga alla pianificazione urbanistica, anche nelle aree sottoposte a tutela paesaggistica».

ORA LA PALLA PASSA alla Corte costituzionale, che dovrà dire la parola definitiva. Da notare che la proroga del piano casa era stata approvata in aula con il voto favorevole del Pd. Del resto, anche la precedente giunta, un centrosinistra guidato da Francesco Pigliaru, aveva portato in consiglio e fatto passare la proroga del piano casa. L’interpretazione autentica del Ppr, invece, era stata al centro di un’aspra battaglia tra maggioranza e tutte le forze di opposizione, che giudicavano la norma un grimaldello per stravolgere il Piano paesaggistico e costruire sulle coste. Non è la prima volta che il governo interviene per bloccare leggi approvate dalla maggioranza sardo-leghista. «Con questi ultimi due – ricorda la capogruppo M5S in consiglio regionale Desiré Manca – siamo a sette ricorsi contro provvedimenti della giunta Solinas da gennaio a oggi, dieci dall’inizio della legislatura regionale. Ora, nel massimo rispetto dell’Alta Corte, ci permettiamo di auspicare un rapido giudizio perché, nel frattempo, quelle norme sono efficaci e potrebbero ispirare fughe in avanti, a dispetto della tutela del paesaggio e dell’ambiente».

LA BATTAGLIA PER BLOCCARE il tentativo della giunta Solinas di svuotare il Piano paesaggistico regionale è stata sostenuta nei mesi scorsi da una forte corrente di opinione. Una petizione promossa dal Gruppo di intervento giuridico (Grig) per salvare l’isola da nuove colate di cemento ha raggiunto le 35mila firme, raccolte in Sardegna ma anche fuori dell’isola. A conferma dell’esistenza di un consenso forte alla richiesta dei gruppi ambientalisti (insieme con il Grig molto impegnati anche Wwf e Italia Nostra) di mantenere i vincoli di inedificabilità costieri nella fascia dei trecento metri dalla battigia marina stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del Piano paesaggistico regionale approvato nel 2006.

«Migliaia e migliaia di cittadini – commenta il leader del Grig Stefano Deliperi – chiedono una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta di civiltà per preservare il futuro». Grig, Wwf e Italia Nostra rivendicano la battaglia che ha portato all’impugnazione delle norme anti Ppr, «norme che, lasciando mano libera alla giunta Solinas, darebbero il via alla devastazione delle coste».

SEMPRE SUL FRONTE ambientale, arriva un’altra novità. Il comune di Arbus ha respinto la richiesta di trasformare in un albergo a cinquestelle un’ex colonia estiva per figli di minatori avanzata da una società immobiliare, la Riva di Scivu, che fa capo all’ex presidente della Regione Sardegna Renato Soru. L’ex colonia sorge a Funtanazza, una spiaggia sulla costa sud occidentale dell’isola. Lo sportello unico per le attività produttive del comune di Arbus ha rigettato la richiesta perché l’attuale piano urbanistico del piccolo centro non consente, nella zona di Funtanazza, gli interventi che Soru vorrebbe realizzare (abbattimento e ristrutturazione dell’immobile). Nei giorni scorsi il progetto della Riva di Scivu era stato bloccato dalla soprintendenza del Sud Sardegna perché l’ex colonia è iscritta al Registro nazionale dei beni storici da tutelare e non può essere abbattuta ma soltanto, a determinate condizioni, recuperata.