Legambiente, Greenpeace e Wwf da una parte, la Regione Sardegna e molti sindaci dall’altra. Sul parco eolico che dovrebbe essere costruito a 35 chilometri dalla costa sudoccidentale della Sardegna le posizioni sono contrastanti. Alcune delle principali sigle ambientaliste sono decisamente favorevoli; il governatore sardo e i primi cittadini dei comuni costieri interessati dal piano, altrettanto decisamente contrari.

Un paio di mesi fa la società Ichnusa Wind Power ha presentato un progetto che prevede l’installazione di 42 pale eoliche (ciascuna con potenza di 12 MW per una potenza totale di 504 MW) a una trentina di chilometri dalla zona turistica di Cala Domestica. Gli ingegneri della società milanese pensano alla realizzazione, al largo della costa, di una grande piattaforma galleggiante sulla quale posizionare le turbine eoliche. «La costruzione della struttura – specifica Ichnusa Wind Power nella relazione che accompagna il piano – rende possibile posizionare le pale in acque distanti oltre 35 chilometri dal litorale della Sardegna, in modo da rendere l’impianto sostanzialmente impercettibile, a occhio nudo, dalla terraferma». «Si tratta – secondo l’azienda – di un innovativo sviluppo tecnologico del settore eolico, che permette di realizzare parchi offshore su fondali profondi avvalendosi di sistemi di ancoraggio ampiamente sperimentati poiché derivati dal settore oil & gas, che da tempo ha sviluppato tecnologie legate alle piattaforme galleggianti».

IL PROGETTO è attualmente allo studio del ministero dell’ambiente. Siamo ancora alla fase preliminare. Solo dopo il parere, tecnico e politico, del governo si passerebbe prima alla fase di valutazione di impatto ambientale e poi alla realizzazione dell’impianto. Ma in Sardegna è già polemica.

Il dibattito è stato innescato dalla presa di posizione di Legambiente, la prima tra le sigle ambientalistiche a essersi dichiarata favorevole alle pale eoliche. Sul sito web dell’associazione sono spiegate le ragioni del sì: «Quello che sarebbe realizzato in Sardegna – si legge – è un progetto molto innovativo che supera i problemi di visibilità dell’eolico collocando le torri lontano dalla costa in fondali profondi. La visibilità dell’impianto, dalla costa, è trascurabile e quindi l’impatto paesaggistico non presenta alcuna criticità». Legambiente suggerisce poi alla Ichnusa Wind Power un’integrazione del progetto: «Accompagnare alla costruzione del parco eolico un piano di sviluppo della biodiversità, con la realizzazione di un’ oasi di ripopolamento della fauna ittica nell’area circostante all’impianto».

Uno dei motivi che spingono gli ambientalisti a dire sì alle turbine a vento è la possibilità di passare, in Sardegna, dal carbone e dal metano alle energie rinnovabili. E’ un punto sul quale insiste soprattutto Greenpeace: «Opporsi all’eolico nell’isola e magari promuovere al suo posto la metanizzazione con un grande gasdotto che andrebbe da Sassari a Cagliari significa legare il territorio sardo, e chi lo vive, a tecnologie inquinanti e che diventeranno sempre più marginali nel mercato. Bisogna invece puntare su rinnovabili, efficienza, reti intelligenti e innovazione tecnologica per salvaguardare la Sardegna, i suoi abitanti e la sua economia. I cambiamenti climatici ci impongono di abbandonare al più presto gas, petrolio e carbone. Una rivoluzione energetica di questo tipo è tecnicamente possibile e porterebbe benefici economici e occupazionali».

UN SÌ NETTO anche dal Wwf, che invita a superare preclusioni contro l’eolico «non fondate su valutazioni oggettive». «Non si può pensare – dice il Wwf – che il superamento degli impianti a energia fossile avvenga senza prevedere impianti alternativi al carbone e al gas, da realizzare anche su scala industriale».

Sul fronte contrario al parco eolico c’è innanzitutto la Regione Sardegna. Esplicito l’assessore all’ambiente Gianni Lampis: «Il parere che il ministero dell’ambiente ci ha chiesto di inviare entro il 20 agosto, a un mese dalla presentazione del progetto della Ichnusa Wind Power ai nostri uffici, sarà certamente negativo e sarà ampiamente motivato sotto il profilo tecnico-giuridico». Sulla stessa posizione i sindaci dei paesi interessati al progetto: Arbus, Buggerru, Fluminimaggiore, Gonnesa, Iglesias e Portoscuso e Carloforte. Le motivazioni di carattere tecnico-giuridico di cui parla Lampis ricalcano gli argomenti dei sindaci: «No alle turbine eoliche perché deturpano l’ambiente, danneggiano il turismo e compromettono la pesca».

Trae le associazioni ambientaliste contrarie c’è Italia nostra, secondo cui «il parco eolico potrebbe bloccare il progetto, allo studio del ministero dell’ambiente, di un’area marina protetta nell’arcipelago del Sulcis, compromettendo un’iniziativa utile per garantire la tutela del mare».