Christian Solinas, il governatore della Sardegna, esegue solerte l’ordine di scuderia impartitogli da Matteo Salvini e firma un’ordinanza meno restrittiva del decreto sulla fase 2 approvato dal governo Conte. Ma contro di lui parte un fuoco di fila di critiche e addirittura di clamorosi «non obbedisco». A cominciare dagli stop arrivati dell’associazione regionale dei sindaci (l’Anci sarda) e dalla conferenza episcopale isolana, sino alle critiche dei sindacati e al «no» del Cagliari calcio, che ha preferito rinviare la ripresa anticipata degli allenamenti autorizzata dalla giunta regionale. E poi c’è il governo, che ha già fatto sapere, attraverso il ministro per i rapporti con le Regioni Francesco Boccia, che se Solinas non torna indietro la sua ordinanza sarà impugnata davanti al Tar o alla Consulta.

NELLA SERATA DI IERI Solinas diceva di non avere ricevuto alcuna comunicazione da Boccia. Ma dal ministero si sa che i funzionari stanno esaminando, articolo per articolo, la delibera della giunta sarda. E già da oggi potrebbe arrivare lo stop.
Con l’ordinanza firmata da Solinas la Sardegna anticipa all’11 maggio la riapertura dei negozi di abbigliamento, di calzature e di prodotti per la cura delle persone che il decreto Conte tiene chiusi sino al 18. Inoltre, Solinas fissa, sempre per l’11 maggio, il via libera per i parrucchieri, gli estetisti e i tatuatori, che invece, stando alle norme nazionali, avrebbero dovuto tenere abbassate le saracinesche sino al 1° di giugno. Ma l’ordinanza vincola le riaperture al tasso R-0, il valore che misura la velocità del contagio. Nel senso che se i sindaci di ogni singolo Comune vedono che l’R-0 supera lo 0,50 devono subito revocare le aperture. I dati, stabilisce Solinas, devono essere messi a disposizione dei sindaci a partire dall’8 maggio dalla Ats, l’Azienda per la tutela della salute che, per effetto di una recente riforma regionale, ha incorporato tutte le Aziende sanitarie locali dell’isola. E qui cominciano i problemi. I sindaci, infatti, che da Solinas non sono stati minimamente consultati, protestano. Visto che nelle loro mani viene messa la patata bollente, chiedono alla Regione di definire protocolli chiari e stringenti. Ma soprattutto, essendo i primi cittadini ufficiali sanitari per conto del governo attraverso i prefetti, sollevano un problema di possibili conflitti tra disposizioni regionali e norme governative. Quali seguire?

POI C’È LA STORIA delle messe. Solinas ne autorizza la celebrazione da subito. Ma i vescovi, neppure loro sentiti dal governatore, rispondono piccati che la decisione su quando ricominciare a dire messa non la prende il presidente della Regione, ma la Conferenza episcopale sarda. Quindi, per il momento, chiese chiuse, secondo la linea del governo e del Papa.

Solinas autorizza anche la riapertura dei centri commerciali la domenica. «A parte i rischi per i lavoratori – risponde la Cgil – ora il pericolo è che i cittadini cedano alla tentazione di considerare i supermercati una meta per uscite non giustificate». E un’altra sberla Solinas la prende sul via libera immediato agli allenamenti individuali nei centri sportivi. Un’accelerazione alla quale la realtà di settore più importante della Sardegna, la squadra di calcio del Cagliari, preferisce rinunciare: prima di riprendere il presidente della società Tommaso Giulini vuole dalla Regione un protocollo o almeno regole certe a tutela della salute e della sicurezza di giocatori e staff. Il Cagliari quindi prenderà tempo per capire in che modo dovrà svolgersi la ripresa.

SU ALCUNI PUNTI Solinas non abbandona la linea prudente scelta all’inizio dell’emergenza Covid-19: porti e aeroporti dell’isola per il momento rimangono chiusi. E per il turismo, le spiagge saranno off limits sino a nuovo ordine. Ma per il resto c’è quanto basta perché l’ipotesi di un’impugnazione da parte del governo sia probabile.