Ambientalisti sulle barricate in difesa della normativa di tutela costiera e del piano paesaggistico regionale (Ppr) approvato nel 2006 dalla giunta regionale sarda guidata da Renato Soru. Sono pronti a dare battaglia dopo le recenti dichiarazioni di Christian Solinas, leader della maggioranza di centrodestra (Lega, Forza Italia e Partito sardo d’azione) al governo della regione su una proposta di legge urbanistica che dovrebbe vedere la luce a breve.

«Solinas – dice Stefano Deliperi, portavoce del Gruppo di intervento giuridico – e dopo di lui l’assessore all’urbanistica Quirico Sanna in una intervista al quotidiano La Nuova Sardegna hanno detto che puntano ad acquisire “piena competenza” in materia di tutela del paesaggio e a regionalizzare le Soprintendenze sarde (archeologia, belle arti e paesaggio) mediante una norma di attuazione dello statuto speciale della Sardegna. Vogliono i pieni poteri sul paesaggio e il territorio sardo. Ma le normative di salvaguardia costiera e il Ppr sono obblighi non derogabili. Ricordiamo a Solinas e a Sanna che siamo riusciti a far annullare dai giudici amministrativi i piani territoriali paesistici del 1993, che tutelavano le speculazioni immobiliari e non l’ambiente, abbiamo contribuito ad affossare il tentativo della giunta di centrodestra guidata da Ugo Cappellacci di stravolgere il Ppr nel 2013, abbiamo contribuito a fermare le norme eversive della pianificazione paesaggistica proposte dalla giunta Pigliaru nel 2018. C’è ancora chi vuol ancora dar fiato alla speculazione immobiliare, magari avendo le mani libere da controlli, lacci e laccioli? Troverà la risposta adeguata».

DURO ANCHE L’URBANISTA Sandro Roggio, che ha fatto parte del team di esperti che il Piano paesaggistico sardo. «Mi allarmano – commenta Roggio – soprattutto gli assurdi codici estetici sullo sfondo dell’analisi dell’assessore Sanna, che nell’intervista alla Nuova Sardegna dice: “Se è bello, si può tutto nelle coste sarde, pure in riva al mare”. Sarebbe come dire che è possibile edificare nei giardini del Canal Grande o ai bordi del parco di Villa Borghese, basta un buon progetto e il capomastro che ci sa fare con i blocchetti».

«La tutela di un paesaggio – aggiunge Roggio – si fonda su altri presupposti che sfuggono completamente a Sanna. Esiste la Costituzione ed esistono le leggi. Sanna se ne deve fare una ragione». «Stupisce – continua Roggio – la faciloneria con cui l’assessore tratta gli aspetti giuridici per superare le norme costituzionali. L’articolo 9 della Costituzione è ancora saldamente lì. La Regione è sì titolare della potestà legislativa in materia edilizia urbanistica, secondo lo Statuto speciale, e ha pure competenza su piani territoriali paesistici. Ma queste competenze devono essere esercitate in armonia con la Costituzione e con i principi dell’ordinamento, e secondo gli obblighi internazionali, gli interessi nazionali e quindi le norme basilari delle riforme economiche-sociali, come sono quelle in tema di tutela dei nostri luoghi pregiati, in base all’articolo 117 della Costituzione. Altro che i pieni poteri rivendicati da Solinas e da Sanna».
Bordate contro Solinas e contro il suo assessore all’urbanistica arrivano anche da Italia nostra.

«Da quando è stato approvato l’articolo 9 della Costituzione – dice Maria Paola Morittu, dirigente sarda dell’associazione ambientalista – la tutela del paesaggio deve essere assicurata a tutti i livelli territoriali che compongono la Repubblica, “una e indivisibile” (articolo 5), “costituita dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Ogni ente locale è responsabile dell’integrità del paesaggio e deve provvedere alla sua tutela entro i limiti delle proprie competenze e attribuzioni, mentre “allo Stato è riservato il potere di dettare standard di protezione uniformi, validi su tutto il territorio nazionale e non derogabili in senso peggiorativo dalle regioni” (Corte costituzionale, sentenza 6 maggio 2006)».

«IN RELAZIONE alla competenza paesaggistica della Sardegna, inoltre – prosegue Morittu -, la Corte si è già espressa proprio su istanza di esponenti della stessa parte politica del presidente Solinas. Nel 2006, infatti, gli attuali rappresentanti della maggioranza, allora avversari di Renato Soru, fecero ricorso alla Corte, contro la “legge salvacoste”, sostenendo l’opposto di quanto sostengono adesso e cioè che la Sardegna non avrebbe alcuna competenza in materia paesaggistica, attribuita in via esclusiva allo stato. La Corte, con la sentenza 51 del 2006, ha risposto confermando la competenza della Sardegna in materia paesaggistica ma dichiarando la illegittimità di un potere regionale assoluto e della “regionalizzazione” delle soprintendenze ora sbandierati da Solinas. Le sa il governatore queste cose?».