Si chiama Operazione Lince l’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica di Cagliari contro quarantacinque attiviste e attivisti di A Foras, rete sarda contro l’occupazione militare di larghissime aree della Sardegna. Il processo è cominciato il 27 gennaio scorso e proseguirà tra pochi giorni, il 15 aprile. Alla sbarra quarantacinque militanti del movimento sardo che si batte per la chiusura delle basi militari in Sardegna, per le bonifiche delle zone inquinate dai giochi di guerra, per la restituzione alle comunità delle terre concesse all’esercito. Sono sotto inchiesta con accuse che partono dal reato di danneggiamento per arrivare al capo di imputazione pesantissimo di «associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico», che ai sensi dell’articolo 270 bis del codice penale prevede la reclusione dai sette ai quindici anni.

SUL CASO LA PRESSIONE POLITICA è forte. Quando era ancora in vita il Conte bis, la presidenza del consiglio dei ministri si è costituita parte civile insieme con il ministero degli Interni. Per sostenere i suoi militanti A Foras ha lanciato il challenge Io c’ero. È una chiamata a raccolta di tutti coloro che vogliono utilizzare penna, matita e tavoletta grafica come strumenti di lotta contro le guerre simulate nei poligoni sardi, tra esercitazioni e test sperimentali che devastano i territori anche dal punto di vista ambientale e della salute di chi in quelle zone ci vive. L’uso di esplosivi e soprattutto l’attività di sperimentazione di sempre nuovi sistemi d’arma hanno fatto di vastissime aree dell’isola territori gravemente inquinati da sostanze nocive d’ogni tipo. Io c’ero è un invito a illustratori, fumettisti, disegnatori perché con i loro lavori contribuiscano a denunciare tutto ciò e insieme a rompere il silenzio calato intorno al processo in corso contro i militanti di A Foras.

L’IMMAGINE GUIDA DELLA CAMPAGNA è stata realizzata da Zerocalcare. Ciò che viene richiesto a ogni partecipante è di condividere il suo artwork con gli hashtag #aforas e #aforaschallenge. Tutte le istruzioni sono disponibili al link https://tinyurl.com/8kzy34sk e il termine ultimo per partecipare è il 15 aprile 2021. Finora hanno aderito, oltre a Zerocalcare, diversi disegnatori e fumettisti, tra cui Carla Rollo, Francesca Ledda, Riccardo Atzeni e Luca Tuveri.

DURANTE L’UDIENZA preliminare del 27 gennaio il pm della procura distrettuale antiterrorismo, Guido Pani, ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati. Il 15 aprile a presentarsi davanti alla corte d’assise di Cagliari per difendersi dall’imputazione di «associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico» saranno Roberto Bonadeo (33 anni) di Torino, Valentina Maoret (37) di Feltre, Marco Desogus (26) di Cagliari, Davide Serra (27) di Cagliari e Gianluca Berutti (40) di Cagliari. L’accusa contro di loro si basa su una serie di intercettazioni telefoniche dalle quali, secondo il pm, risulterebbe la volontà dei cinque di dare vita a un’organizzazione clandestina per compiere azioni violente.

GLI ALTRI QUARANTA COINVOLTI nell’inchiesta vanno invece a giudizio con le accuse più lievi di resistenza, danneggiamento e imbrattamento, atti che, secondo il pm, sarebbero stati compiuti, tra il 2014 e il 2017, durante manifestazioni di protesta davanti ai cancelli delle basi di Quirra, di Teulada, di Capo Frasca e di Decimomannu.

PER I DIFENSORI DEI CINQUE CHIAMATI a rispondere di associazione sovversiva l’impianto accusatorio costruito dalla procura distrettuale antiterrorismo è totalmente privo di fondamento. Secondo i legali, infatti, gli antimilitaristi sotto processo non hanno fatto altro che esercitare i diritti garantiti loro dalla Costituzione, all’interno di una legittima attività politica. «E’ un processo farsa – denuncia A Foras – che punta a negare la possibilità di fare opposizione contro le basi militari in Sardegna. Un processo che vuole criminalizzare un intero movimento. Imputati non sono soltanto i quarantacinque citati in giudizio.

ALLA SBARRA CI SONO I DIECIMILA che hanno manifestato a Capo Frasca nel 2014, le migliaia scese in piazza negli anni successivi, tutte e tutti quelli che manifesteranno contro le basi d’ora in avanti». «A chiedere la condanna di un movimento che ha sempre svolto la sua attività nel pieno rispetto della legge – aggiunge A Foras – non sono soltanto i giudici. È anche il vertice dello stato, con la presidenza del consiglio dei ministri che si costituisce parte civile. E’ evidente quindi che la battaglia non va combattuta esclusivamente dentro l’aula della corte d’assise di Cagliari. È un processo politica e dunque politica deve essere la risposta. Ci vedremo il 15 aprile per una nuova manifestazione, contro l’occupazione militare della Sardegna».