La casa del cohousing non mi manca in questo paese di montagna. Non ci sono le finestre di Orosia da cui guardare. Qui mi sento in uno spazio «sacro» del mondo come luogo spirituale dove gli oggetti e lo spazio intorno diventano metafore, dove riscoprire la forza trainante della vita, dove al mattino uscire e camminare senza mèta con l’aria pungente della montagna e il vento del valico. Ieri abbiamo salutato l’anno vecchio lanciando nel cielo di stelle la lanterna di carta con i nostri desideri. Capodanno è una tregua dal male, notte di tutti verso il futuro e nella speranza. Echi di vita collettiva: schiamazzi e risate nelle vie, il brindisi a mezzanotte nelle case. Sono qui con miei amici cari. Giochiamo e ridiamo. Uno spazio sacro e uno di gioco è quasi tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Spazio sacro per ritrovare sogni e miti che ci hanno guidato, di gioco come connessione con l’infanzia ed e le sue figure. Spazi in cui gli «altri» sono essenziali. Eppure la vita «con gli altri» è sempre problematica, quando addirittura non diventa potere, violenza, sopraffazione. Racconto agli amici di un libro filosofico: «saperi della liberazione» a cura di Roberto Mancini. Propone una mappa delle principali teorie critiche della società nel pensiero contemporaneo per maturare un’alternativa all’idea dominante di un’umanità malvagia per natura. Le riflessioni di Levinas chiamano alla dimensione etica, al volto dell’altro come responsabilità e servizio per l’altro, ad una politica fedele alla non violenza. Anche E. Dussel parla dell’attenzione per l’altro, ma qui Il volto non è quello del singolo, ma del popolo: il pueblo come categoria politica sociale degli oppressi, i poveri, i dannati della terra, restituendogli una valenza rivoluzionaria che può riscrivere la storia partendo dalle vittime. E ancora il pensiero di Maria Zambrano smaschera la struttura tragica della storia perché ogni tipo di società, famiglia compresa, ha sempre come legge la presenza di un idolo e di una vittima. Propone invece storia etica di persone che vivano la libertà come corresponsabilità del mondo senza distruzione e mortificazione, evidenziando le dinamiche spirituali dell’umanità. E ancora grandi interrogativi dello spirito, dell’anima, dimensioni estranee ai linguaggi attuali della tecnica. Gli amici ascoltano con benevolenza, sonnecchiando. Il Pier borbotta che spirito e anima sono argomenti superati mentre qui, mi dice, neve e gelo orientano la vita. Sai Pier, leggevo del popolo Inuit che abitano l’artico del Nord America, chiamati anche Eschimesi. Si rimane colpiti dalla bellezza profonda delle loro sculture realizzate con steatite grigia e verde, osso di balena e avorio. Nella loro tradizione si narra che al risveglio, inghiottiti dai lunghi crepuscoli delle aurore boreali, hanno l’abitudine di raccontarsi i sogni e dai racconti nascono i canti e le storie del mondo della spirito che fondano la loro cultura e vita collettiva.