L’inverno di una nuova guerra fredda con gli Stati uniti si è abbattuto su Cuba. Da ieri sono entrate in vigore le sanzioni decise dal presidente Donald Trump a giugno. E hanno l’effetto di una tempesta che si abbatte sul fragile castello di carte della distensione voluta dall’ex presidente Obama.

Il Tesoro degli Usa ha impiegato quattro mesi per rendere esplicite le misure implicate dalle sanzioni, che in pratica rendono quasi impossibili i viaggi dei cittadini statunitensi a Cuba, come pure la possibilità per gli imprenditori degli States di operare nell’isola.

Per i viaggiatori e le compagnie Usa, infatti, è proibito avere rapporti o fare affari con 180 imprese cubane del conglomerato militare cubano Gaesa – diretto dall’ex genero del presidente Raúl Castro – che controlla, direttamente o attraverso consociate. quasi il 70% dell’economia cubana: dalla gran parte degli alberghi, negozi e supermercati a fabbriche di rum e di bibite; dalle agenzie di viaggi e di affitto auto ai photoshops.

Lo scopo esplicito è bloccare il flusso di denaro che il turismo Usa porta al governo socialista dell’isola e «per indurlo ad avanzare verso una maggiore libertà politica e economica per il popolo cubano», ha affermato il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.

Una vera barzelletta, se non si trattasse di una mossa aggressiva e «potenzialmente sovversiva», come ha affermato Josefina Vida, direttrice del Dipartimento Usa del ministero degli esteri, visto che con le compagnie di Stato saranno duramente colpiti i piccoli imprenditori cubani (cuentapropistas, lavoratori in conto proprio) che operano soprattutto nel settore del turismo e della fornitura di servizi come taxi, ristoranti, affitto stanze o appartamenti.

Da ieri, infatti, il cittadino statunitense che riuscirà ad avventurarsi nell’isola dovrà controllare che la bibita o i prodotti alimentari che gli serve un ristorante privato – quelli degli alberghi o statali sono off limits – non provengano da compagnie della Gaesa. Né potrà farsi sviluppare una foto o affittare un’auto.

Come se non bastasse, le misure limitano pesantemente anche rapporti culturali, viaggi di studio e persino religiosi, oltre a quelli definiti «persona a persona», ovvero per inviti personali.

Le misure adottate da Obama non avevano eliminato la proibizione per viaggi turistici a Cuba – prevista dalle leggi dell’embargo – ma avevano permesso «eccezioni»: viaggi di studio, per motivi religiosi, di sostegno alle attività private che avevano favorito un promettente boom del turismo (di fatto) statunitense nell’isola.

Inoltre, proprio per appoggiare la nascente classe media di imprenditori privati, Obama aveva permesso anche agli imprenditori Usa di investire in alcuni settori dell’isola: così da una settimana una filiale di Portorico della Caterpillar opera nella zona (franca) di sviluppo speciale di Mariel.

Come pure la Deere, che vende piccoli trattori per i contadini privati cubani. Queste imprese non saranno colpite – come pure le compagnie navali che operano crociere nell’isola – perché le nuove misure del Tesoro non sono retroattive. Ma da ieri nessun altro imprenditore statunitense avrà interesse a avventurarsi nell’isola.

La reazione del governo cubano è dura: non solo accusa l’amministrazione Trump di una «recrudescenza» del quasi sessantennale blocco unilaterale economico, finanziario e commerciale, ma anche di aver introdotto misure che «contengono un proposito sovversivo». Insomma, mirate a favorire un cambio del governo socialista di Cuba.

Ancor più minacciose sono tali sanzioni perché vengono dopo la campagna scatenata per i supposti attacchi acustici contro diplomatici americani a Cuba. Attacchi giudicati «pura fantascienza» da una commissione di 200 esperti cubani – ma anche da esperti internazionali – e spiegabili solo come «provocazione politica». I frutti avvelenati non si sono fatti attendere.

Per l’economia di Cuba è una batosta economica che viene dopo il tremendo colpo subito dall’uragano Irma, all’inizio di settembre: non vi sono stime ufficiali dei danni ma secondo fonti diplomatiche potrebbero giungere al tetto del 5% del Pil. Ma ancor più preoccupano le conseguenze politiche. È evidente che tali misure, «che non nascondo lo scopo politico, come ha affermato Vidal –, non sono contingenti.

Di fatto Trump ha delegato a Marco Rubio, capofila dei duri anticastristi della Florida, il compito di delineare la politica Usa verso Cuba. Anche in contrasto col segretario di Stato Rex Tillerson. Mercoledì infatti il senatore cubano-americano ha tuonato contro «i burocrati che avevano indebolito le misure (dell’embargo) contro Cuba» in chiaro riferimento al capo della diplomazia Usa.