Sanzioni Usa contro il Venezuela. Dopo il Senato, anche la Camera ha deciso la linea dura, dopo mesi di dibattiti e polemiche. Ora la parola passa al presidente Obama, che può sospenderle o avviare l’iter. Il testo prevede di «imporre sanzioni specifiche alle persone responsabili di violazioni dei diritti umani nei confronti di manifestanti di opposizione in Venezuela, con l’obiettivo di rafforzare la società civile in Venezuela e per altri fini». Ai funzionari venezuelani potrebbe essere negato il visto e bloccati beni e conti bancari negli Usa.

Vi sono stati alcuni precedenti. Nel 2011, il governo nordamericano ha imposto sanzioni all’impresa petrolifera di stato Pdvsa attraverso la Citgo, la società di raffinazione con sede negli Usa, controllata dalla compagnia venezuelana: per via delle relazioni tra Caracas e Tehran. E nel settembre dello stesso anno ha sanzionato tre funzionari dell’allora governo di Hugo Chavez, accusati di appoggiare la guerriglia marxista colombiana delle Farc. «La realtà è che vogliono il nostro petrolio», ha reagito il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Dopo il rifiuto dell’Opep di ridurre la produzione del petrolio per far alzare il prezzo del barile, Maduro aveva denunciato il tentativo di «mettere in ginocchio il Venezuela». Con la devastante tecnica estrattiva del fracking – aveva detto – gli Usa inondano il mercato di petrolio a basso costo, facendo crollare i prezzi e provocando gravi danni all’ambiente. Una denuncia reiterata dai movimenti sociali alla Conferenza della parti Onu sul cambiamento climatico (Cop20), in corso a Lima. Da lì, il ministro degli Esteri Rafael Ramirez ha ammonito: «Gli Usa hanno molto di più da perdere nel confronto con noi, l’America latina ora è un territorio che difende la propria sovranità».

Altri membri del governo venezuelano hanno fatto dichiarazioni più dure: «Con le sanzioni, ci possono fare l’insalata», ha ironizzato il presidente del Parlamento, Diosdado Cabello, durante la sua trasmissione settimanale. E ha accusato l’opposizione di remare contro il paese, «per aver gioito e brindato» alla notizia. «La destra nordamericana si lancia così contro il Venezuela perché sa che i suoi rappresentanti qui sono un disastro, i soldi che arrivano, se li rubano, non son capaci di eseguire gli ordini, per questo gli Stati uniti hanno deciso di agire direttamente». Cabello ha poi commentato il sequestro di un camion che viaggiava su una nave proveniente dagli Usa e contenente oltre 4 milioni di dollari. La persona arrestata, Arquimede Rondon «è di origine portoghese, ha legami con la Usaid e con Miami e con altri di cui non posso fare i nomi perché c’è un’inchiesta in corso», ha spiegato. Da mesi, i servizi di sicurezza sono in allarme anche dopo il ritrovamento di esplosivi nelle aree eversive di estrema destra, attive durante le rivolte violente scoppiate a febbraio scorso contro il governo e durate alcuni mesi. In quei giorni sono morte 43 persone e centinaia sono rimaste ferite. Molte le vittime delle «guarimbe» – le tecniche di guerrigliamesse in atto dai gruppi di estrema destra. I famigliari dei sopravvissuti e i feriti si sono costituiti in comitato «vittime delle guarimbe» e si sono rivolte alle istituzioni internazionali per i diritti umani.

Alla destra Usa che ha disseminato nei paesi luoghi segreti di tortura – dicono in Venezuela – interessano, però «altri» diritti umani (non quelli che si declinano a partire da cibo, casa, salute, educazione e lavoro per tutti). E la «società civile» che finanziano ogni anno le agenzie nordamericane non investe in progetti benefici, ma in «quegli altri fini» di cui parla il testo di legge Usa. Gli Usa e le destre europee sostengono la ex deputata Maria Machado, filoatlantica e golpista come il suo sodale Leopoldo Lopez. Ieri, l’altro animatore delle «guarimbe», il sindaco metropolitano di Caracas, Antonio Ledezma, ha detto di non esultare per le sanzioni e ha annunciato «un anno difficile». L’anno delle legislative. «Non verremo meno al nostro impegno con il popolo e con il socialismo neanche con l’abbassamento del prezzo del petrolio, che pur colpisce molto la nostra economia – ha detto Maduro presentando il bilancio per il 2015 – abbiamo fatto i calcoli con il prezzo del barile a 60, ora è a 50 ma con il 20% di tagli ai consumi di lusso le misure sociali non verranno toccate».