Le sanzioni “massicce” decise dalla Ue contro la Russia al Consiglio europeo finito nella notte di giovedì a Bruxelles sono diventate ancora più massicce nella giornata di ieri: i 27 hanno deciso di aggiungere alla lista delle personalità russe colpite dal “gelo” degli averi anche Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Serguei Lavrov (in realtà una misura più simbolica che finanziaria, sembra che i due non abbiano nessun bene nella Ue, almeno ufficialmente, ma a Biarritz per esempio l’ex moglie di Putin ha una villa).

Emmanuel Macron lo ha annunciato, evocando «serie sanzioni inedite» che colpiranno anche «personalità russe, ivi compresi i più alti dirigenti della Federazione», la Ue ha confermato. Le sanzioni europee colpiscono le esportazioni di beni a doppio uso (civile e militare), le tecnologie “cruciali” (informatica, telecomunicazioni, elettronica), restringono l’accesso della Russia ai mercati di capitali, per impedire a Mosca di rifinanziare il debito, gelano i beni degli oligarchi, bloccano i visti (ma non per Putin e Lavrov, che difatti si prepara ad andare a Ginevra lunedì). C’è un freno per i viaggi, le banche europee non potranno aprire conti ai russi con depositi di più di 100mila euro, e c’è qualche misura nel settore dell’energia. «Un isolamento senza precedenti», secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

DALLA LISTA dell’offensiva manca l’esclusione della Russia dal sistema Swift, il sistema nervoso dell’interconnessione bancaria veloce, di una società di diritto belga fondata nel 1973 che gestisce gli ordini di pagamento delle transazioni internazionali, a cui aderiscono 11.600 organizzazioni finanziarie e bancarie di più di 200 Paesi (nel 2021 sono transitati via Swift 10,6 miliardi di ordini di pagamento). Per i russi, riguarda circa 300 istituzioni e banche. È una richiesta esplicita dell’Ucraina. L’effetto dell’esclusione sarebbe immediato, con un rallentamento sensibile degli scambi. Per essere efficace, l’esclusione da Swift dovrebbe essere imposta non solo dalla Ue, ma anche da Gran Bretagna (Boris Johnson è favorevole) e tra gli altri dagli Usa, che per il momento frenano. Ma ieri c’è stata una telefonata tra Biden e von der Leyen su un rafforzamento delle sanzioni. Al Consiglio europeo, a guidare la reticenza sono state Italia, Germania e Ungheria.

LA RAGIONE sono i temuti contraccolpi, le perdite di crediti concessi, un aggravio del debito pubblico per colmare i buchi nei bilanci delle banche nazionali (in Italia, soprattutto Unicredit), le difficoltà per pagare le forniture di gas e dell’export. Ieri, però, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, alla riunione informale dei responsabili dell’economia nel quadro della presidenza francese della Ue, è stato possibilista: «Deve essere chiaro per tutti, ivi compreso Putin, che non ci sarà business as usual con la Russia». Il ministro degli Esteri ucraino afferma che Luigi Di Maio gli ha assicurato l’appoggio italiano. Per il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, Parigi «non è ostile» all’esclusione. Ma avverte: è «l’arma nucleare finanziaria» e «bisogna maneggiarla non attenzione». Il comunicato dei ministri delle Finanze afferma che la Bce sta valutando gli effetti per i Paesi Ue dell’esclusione della Russia da Swift.

«Dobbiamo mantenere la testa fredda», ha affermato la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. Ma nel governo tedesco, il consigliere economico del cancelliere Olaf Scholz, ha giudicato «incomprensibile» il blocco della Germania. «Come vi difenderete se siete così lenti?», ha detto alla Ue Volodymir Zelensky. Il timore in alcuni Paesi è che la Russia si rivolga alla Cina (Mosca ha già un sistema alternativo, Spfs, ma riguarda solo 23 banche). Le reticenze nella Ue dipendono anche dall’entità degli scambi: il 40,6% dell’export russo è verso la Ue e l’import dalla Ue pesa il 35,5%. Anche Erdogan ha criticato la Ue, per la «mancanza di azione determinata»: per il presidente turco, gli europei «sanno solo dare consigli all’Ucraina». Giovedì sera, Macron ha ancora telefonato a Putin, «in concordanza» con Zelensky.

IERI, C’È STATA una riunione video dei Paesi Nato, in base all’art.4, a cui si sono unite Finlandia e Svezia (che non sono nell’Alleanza). Sono state annunciate «misure preventive, proporzionate, non costitutive di un’escalation», un’attivazione di «piani di difesa Nato per prepararci a rispondere a una serie di eventualità», il dispiegamento di «forze terrestri e aeree difensive nella parte orientale del territorio dell’Alleanza e mezzi marittimi nell’insieme della zona Nato», accusando Russia e Bielorussia. Il comunicato evoca l’art.5, che impone di venire in aiuto di un membro, se attaccato (non riguarda l’Ucraina, che non fa parte dell’Alleanza, ma i Baltici, Polonia, Romania).
Ieri, il Consiglio d’Europa (organizzazione nata nel 1949, in difesa dei diritti dell’uomo) ha sospeso i diplomatici e i delegati russi, ma «restano aperti i canali di comunicazione». La Russia è stata anche esclusa dall’Eurovisione.