Sanzioni al Venezuela? “Non è il momento”. La sottosegretaria di Stato per il Latinoamerica, Roberta Jacobson, ha commentato così l’approvazione di un progetto di legge contro il governo di Nicolas Maduro. La Camera dei rappresentanti lo ha approvato mercoledì. Prevede il blocco dei beni e il divieto d’ingresso per i funzionari del governo venezuelano che abbiano “violato i diritti umani” durante le proteste dell’opposizione in corso da febbraio. Contempla inoltre l’invio di ulteriori aiuti economici alla “società civile”: ovvero alle associazioni legate alle agenzie Usa, denunciate dai paesi socialisti dell’America latina per il loro ruolo destabilizzante.

La proposta, voluta dalla repubblicana cubano-statunitense Ileana Ros-Lehtinen mira ad avviare lo stesso schema imposto dagli Usa all’Avana negli ultimi cinquant’anni. Il Senato statunitense ha già pronto un progetto analogo, presentato dal democratico Robert Menendez e dal repubblicano Marco Rubio e licenziato in Commissione esteri. L’ultima parola spetta a Obama: il quale – ha precisato Jacobson – avrebbe comunque già fin d’ora la facoltà di decidere su eventuali sanzioni, senza bisogno di una legge. Ma non lo ha ritenuto opportuno.

La sottosegretaria ha comunque evitato di rispondere a un giornalista che le chiedeva cosa avrebbe deciso il presidente in caso di approvazione definitiva della legge. “Quel che succede in Venezuela non riguarda la relazione bilaterale con gli Stati uniti, riguarda solo i venezuelani”, ha affermato Jacobson, smentendo se stessa e le sue precedenti “preoccupazioni per la repressione in corso in Venezuela”.

Maduro ha respinto le possibili sanzioni del Congresso. Lo hanno appoggiato diversi organismi internazionali, a partire dalla Unasur e dal Movimento dei paesi non allineati. Anche la Russia, a seguito della visita a Mosca del ministro degli Esteri venezuelano Elias Jaua ha rigettato le ingerenze Usa. “Il parlamento Usa non ha competenze extraterritoriali – ha commentato Jaua, è una violazione palese al principio di non intervento. Vogliono ripetere quello che hanno fatto con Cuba, ma non ci riusciranno perché oggi c’è un’America latina più indipendente e potenze emergenti come Cina e Russia”. Con Mosca, Caracas ha consolidato la cooperazione economica con la firma di importanti accordi di carattere “tecnico-militare”.

Un messaggio agli Usa, di cui è il principale fornitore di petrolio: “Se si prende la strada delle sanzioni, poi si va in crescendo”, ha detto Maduro rispondendo con toni concilianti alle dichiarazioni di Jacobson. Quindi, ha confermato che Maximilian Arvelaiz, recentemente nominato ambasciatore negli Usa dopo la rottura dei rapporti bilaterali, andrà a Washington come incaricato d’affari per portare “la verità e neutralizzare tante menzogne che si dicono sul Venezuela”.

La settimana prossima, in Paraguay, si terrà l’Assemblea generale degli stati americani (Osa) per discutere di “inclusione sociale”. Durante quella dell’anno scorso, in Guatemala, John Kerry si era incontrato con Jaua. “Quest’anno, però i due paesi non stanno allo stesso punto”, ha detto Jacobson. La sottosegretaria Usa ha anche respinto le accuse del governo venezuelano nei confronti dell’ambasciatore statunitense in Colombia, Kevin Whitaker, amico dell’ex presidente colombiano Alvaro Uribe. Secondo Caracas, l’ambasciatore è coinvolto nei piani golpisti dell’estrema destra per eliminare Maduro. Mercoledì, il sindaco del municipio Libertador, Jorge Rodriguez, a nome del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) ha annunciato i primi risultati di un’inchiesta, ancora in corso.

Al centro, l’ex deputata filo Usa Maria Corina Machado. Le intercettazioni dei Servizi per la sicurezza nazionale, autorizzate nei mesi scorsi dalla Procura generale, indicano Whitaker come uno degli ispiratori delle azioni di Machado e dei “rumori” (run runes) diffusi dal noto giornalista di opposizione Nelson Bocaranda, che aizzarono le violenze post-elettorali del 14 aprile scorso.

Un’operazione per “annientare” Maduro, emerge dai messaggi di Machado. In prima fila, un ex alto funzionario della Pdvsa, fautore della privatizzazione della petrolifera di stato, un banchiere fuggito a Miami, un ex deputato social-cristiano e un imprenditore che finanzia organizzazioni naziste come Juventud Activa Venezuela Unida (Javu): un gruppo basato a Valencia, nello stato Carabobo, culla delle violenze che hanno finora provocato 42 morti e oltre 800 feriti. Qualcuno degli accusati ha detto di aver perso il cellulare, qualche altro che gli hanno rubato l’account. Machado ha annunciato che denuncerà Jorge Rodriguez, ma ha ribadito che Maduro “se ne deve andare”.

Intanto, il governo continua a rastrellare tonnellate di prodotti destinati al contrabbando con la Colombia, che vengono distribuiti a prezzo calmierato. “Devono abbassare i prezzi, stanno derubando i nostri cittadini”, ha affermato il ministro Rafael Rodriguez rivolto alle compagnie aeree che, dopo aver speculato col cambio al nero, hanno deciso di interrompere i voli dopo che Caracas ha imposto seri controlli. E ieri, la delegazione venezuelana che partecipa alla Conferenza dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) a Ginevra ha denunciato i piani di golpe davanti ai 185 delegati dei paesi membri.