Ieri alcuni milioni di cittadini russi sono rimasti senza la possibilità di fare acquisti elettronici perché la loro carta bancomat o di credito aveva smesso di funzionare.

È l’effetto per ora più evidente delle sanzioni imposte martedì dal ministro delle finanze Usa Steven Mnuchin contro la banca russa Mosnarbank. Secondo gli Usa l’istituto non sarebbe altro che una società russo-venezuelana collegata direttamente con la corporation petrolifera Pdvsa e altre aziende venezuelane sui cui conti finirebbero le plusvalenze del governo Maduro e sulle cui sostanze si baserebbe la criptovaluta Pedro lanciata qualche mese fa dal governo bolivariano per tentare di ridurre la disastrosa inflazione interna.

«Questa decisione dimostra che gli Usa agiranno contro le istituzioni finanziarie straniere che sostengono il regime illegittimo di Maduro e contribuiscono così al collasso economico e alla crisi umanitaria che causa sofferenza al popolo venezuelano», ha detto Mnuchin.

A seguito della sanzione i circuiti Visa e Mastercard hanno bloccato le carte di credito fornite dalla Mosnarbank. La banca russa ha assicurato che sostituirà le carte dei propri clienti con una del circuito russo Mir che però funziona solo dentro il paese e non in tutti i negozi.

Una misura che poteva coinvolgere anche la potente banca russa Vtb, che per non rischiare di lasciare i propri clienti senza bancomat ha venduto in tutta fretta le sue quote Mosnarbank. La vicenda dimostra quanto il sistema finanziario russo in questo settore sia esposto ai ricatti americani che, se estesi a tutte le banche del paese (come ha fatto baluginare ieri qualche deputato del Congresso Usa), porterebbero al collasso dei pagamenti elettronici in tutta la Federazione.

Putin da tempo ha dato l’ukaze ai propri specialisti di studiare dei metodi su come sganciarsi dal duopolio Visa-Mastercard, ma sembra che la soluzione non sia affatto facile, anche perché la Germania, dopo aver mostrato interesse per il progetto, ha subito pesanti pressioni da oltreoceano.

Pressioni che ormai riguardano tutte le banche del mondo. In un’inchiesta trasmessa da Rossya24 due giornalisti russi hanno dimostrato che il rappresentate speciale del governo Usa in Venezuela Elliot Abrams avrebbe sollecitato alcune banche svizzere a congelare i conti di tutti i cittadini e aziende venezuelane, minacciando ritorsioni.

Tra Russia e Usa siamo comunque solo ai primi round di un match che si presenta durissimo: «La pressione Usa per mettere all’angolo un braccato Maduro è solo all’inizio», chiosava ieri un deputato alla Duma. Prova ne è l’attacco sferrato dal segretario di Stato Mike Pompeo contro Rosneft, il gigante russo del petrolio, accusato dal diplomatico di fare triangolazioni con il greggio venezuelano al fine di eludere l’embargo internazionale. Circostanza negata dalla holding russa: «Siamo pronti ad azioni legali contro Pompeo», ha minacciato Rosneft.