Santa ha 31 anni, vive a Sant’Alessio siculo, un paesino di poco più di 1.500 abitanti in provincia di Messina: soffre di una patologia auto-immune, l’artrite psoriasica e di anoressia da stress. Da nove mesi si cura con la cannabis terapeutica. «Ho avuto grandi risultati», racconta la donna, capelli rossi e fisico minuto. Ha cominciato a farne uso lo scorso maggio. «Ma mai in modo continuativo perché dopo un po’ di tempo le scorte del farmaco erano esaurite e nel periodo di Natale è stato un dramma, le sofferenze sono state tante», ricorda. Santa e suo marito hanno subìto un processo; nel loro appartamento i carabinieri trovarono 5 grammi di marijuana, i coniugi furono denunciati, poi assolti. Qualche settimana dopo, il marito, preoccupato per la moglie, riuscì a procurarsi in strada una decina di grammi di marijuana. Ma fu fermato dagli stessi carabinieri che lo denunciarono assieme alla moglie e che ben sapevano che i fiori servivano per curarla. Santa è diventata il simbolo della campagna di disobbedienza civile che a Catania vede insieme medici, avvocati, professionisti, politici. Per aiutarla, Giuseppe Brancatelli, animatore di BiSter, ha organizzato una iniziativa nel corso della quale ha ceduto 7 grammi di marijuana a Santa, togliendoli a mamma Lidia, 91 anni. A donare un fiore di canapa a Santa, a dicembre scorso, è stato anche don Salvatore, il prete di frontiera di 83 anni, che si batte per la cannabis terapeutica. Un gesto senza se e senza ma. «Più persone trasgrediscono la legge e meglio si crea quel clima necessario per smuovere la situazione in cui sono costrette a vivere migliaia di pazienti», accusa don Salvatore. Il prete chiama in ballo addirittura Gesù. «Lui non si preoccupò affatto di trasgredire – afferma – ma non la legge umana, il che sarebbe una cosa normale, ma quella di Dio. Per gli ebrei ma anche per i cristiani il sabato era sacro, ma Gesù decise di guarire una ammalata proprio di sabato». Una incitazione quella di don Salvatore ad agire, perché «lo Stato è stupido, lento, burocratico». «Tratta le persone come fossero molecole – aggiunge – C’è un problema? Ok, lo affronteremo, faremo, vedremo… Intanto ci sono persone che soffrono. Mi viene un dubbio, forse c’è l’interesse di qualcuno a favorire chi vende la droga? Non ci voglio credere, ma lo Stato non sta affrontando la questione nel modo giusto». Pierfrancesco Buttafuoco, avvocato, cita l’articolo 32 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge».