«Ho dichiarato la mia disponibilità. A questo punto credo sia necessario che si smetta di parlare di schieramenti e di posti e si parli dei problemi della Liguria. Ma non domani, deve succedere oggi. È già tardi. Perché se no si lascia il campo libero a Toti che sia sulla questione delle autostrade che in quella del Covid ha responsabilità evidenti. Siamo una delle regioni con il maggior numero di morti in rapporto con la popolazione». Ferruccio Sansa, il giornalista del Fatto ormai da mesi candidato “in pectore” del centrosinistra alle regionali liguri, esce dal silenzio in cui si era ritirato, ad eccezione del suo blog «Liguritutti». E dalla trasmissione L’Aria che tira (La7) lancia un appello alle forze politiche. È quasi un ultimatum. Perché dal 10 giugno scorso, giorno in cui la sua candidatura sembrava cosa fatta, a ieri, la coalizione civica e di centrosinistra più 5stelle ha girato a vuoto. In una girandola di riunioni, un viavai di nomi lanciati e bruciati e poi di nuovo recuperati e rilanciati.

Su Sansa dall’inizio era calato il veto di Italia Viva: «Mai con un giornalista del Fatto», ha detto dall’inizio Matteo Renzi, proponendo a sua volta l’ingegnere Aristide Massardo, candidato già sconfitto al rettorato dell’Università di Genova. Massardo, che ha già dichiarato che correrà anche senza l’appoggio della coalizione, in realtà non ha alcuna possibilità contro l’uscente Giovanni Toti. Ma la sconfitta, secondo alcune voci, sarebbe il vero obiettivo dei renziani, per poi fare accordi con il presidente delle destre. In città si assicura che Toti non sarebbe ostile alla nomina dell’ex ministro Burlando, dem molto vicino a Renzi, al vertice dell’autorità portuale. Ma l’emergenza autostrade è piombata come un macigno sul minuetto locale. E sulla questione delle concessioni oggi Italia viva è più lontana dagli altri alleati. E invece M5s e Pd sono ormai unite nella richiesta di revoca della concessione alla famiglia Benetton. Che è la posizione di Sansa, e mette d’accordo tutti (tranne Iv): «Facciano un passo indietro», ha chiesto ieri, «quel concessionario ha messo una regione in ginocchio e provocato danni enormi, al tessuto sociale, a quello economico e ai lavoratori». Sansa ha raccontato di essere stato, da cronista, sotto il Ponte Morandi subito dopo il crollo. «Quella mattina c’ero, non voglio farne un racconto troppo crudo, ho visto delle cose terribili.

C’erano persone vive ancora sotto le macerie. Se ne sentivano le voci. È stato uno dei momenti che ha cambiato la mia vita», «C’è stata una tragedia umana enorme, sono emerse mancanze di controlli, ora si proceda verso la revoca delle concessioni, io da cittadino ligure ho più fiducia in questa società ». Ieri dunque si è diffusa la certezza che dunque per le regionali di settembre la coalizione si avvii verso la candidatura di Sansa. Almeno a nome di 5s, Pd, Sinistra italiana, Art.1, Verdi e civici. Non Italia viva, che potrebbe decidere di correre sola, come in Puglia. Sansa dichiara di essere ancora disponibile: «Se arriva un’offerta di candidatura seria, e non in tempi brevi ma in tempi immediati, ci sono».