Addio referendum sulla sanità toscana? La risposta definitiva arriverà dal Collegio di garanzia statutaria, chiamato a deliberare sulla richiesta fatta da 55mila cittadini, coinvolti dal “Comitato per la sanità pubblica”, per l’abrogazione della legge regionale 28/15. Ma certo l’approvazione di una seconda legge di riordino – in meno di un anno – riduce parecchio le possibilità di una consultazione.
Ad esserne convinte sono ad esempio tutte le opposizioni al Pd nell’assemblea toscana. Arrabbiate, a dir poco, di fronte alla decisione di mettere ai voti, alle due del mattino di domenica, non la proposta di legge completa dei suoi 150 articoli, ma solo una parte di essa. “Il Pd si è automutilato e si è ‘autocangurato’ la propria legge di controriforma sanitaria – tirano le somme Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Toscana a Sinistra – buttandone un terzo nel cestino. Lo stralcio di 56 articoli della legge è la riprova finale che il vero obiettivo di Renzi e Rossi è quello di annullare il referendum e mantenere i tagli ai posti letto e al personale sanitario, concentrando il potere decisionale nelle mani di pochi, e regalando la sanità ai privati”.
La giunta guidata da Enrico Rossi, e i 25 consiglieri piddini che hanno approvato la nuova, parziale normativa, ribattono che lo stralcio di 56 articoli si è reso necessario per l’ostruzionismo delle opposizioni. Di qui la prova di forza – anche delle regole assembleari – arrivata dopo una seduta fiume del Consiglio regionale, proseguita per quattro consecutivi giorni e due notti, e immortalata sul web da foto e filmati che ritraggono consiglieri addormentati o in procinto di cedere.
L’esigenza di approvare il bilancio previsionale 2016 della Regione ha fatto il resto. Anche se la linea di condotta del Pd continuerà a far discutere a lungo: “Nessuna opposizione aveva fatto ostruzionismo finora – attaccano Fattori e Sarti – tutti gli emendamenti presentati erano pertinenti al contenuto della legge. Abbiamo animato un dibattito serio, e ora ci troviamo di fronte alla volontà del Pd di non far esprimere ai toscani la loro opinione sulla riforma più importante della legislatura”.
La ricostruzione fatta da Toscana a Sinistra, ma anche dal M5S e dalle altre forze politiche in consiglio, è corroborata dal fatto che a restare fuori dall’approvazione sono gli articoli in cui si prevedeva il riordino di vari organismi, già regolamentati dalla vecchia legge sanitaria 40/05. Mentre è stato dato il via libera a quella parte della normativa legata a filo doppio alla legge 28/15 dello scorso marzo, proprio quella su cui si erano appuntate le critiche del comitato referendario.
Anche le scansioni ristrettissime dei tempi portano alla stessa conclusione. Erano stati concessi solo cinque giorni ai rappresentanti degli operatori sanitari e dei cittadini per presentare proposte, da inviare solo via e-mail; sei giorni ai gruppi consiliari per gli emendamenti; infine il parere della commissione doveva arrivare entro l’11 dicembre, per portare in aula il pdl nella seduta del 15 dicembre. Espliciti i Cinque Stelle: “Questa riforma nasce da due obiettivi che niente hanno a che vedere con la qualità del servizio sanitario: boicottare il referendum, e prepararsi al taglio delle risorse. Basta leggere il bilancio previsionale 2016: alla ‘Tutela della Salute’ sono stati tolti 353 milioni rispetto all’anno precedente. Mai visto un servizio migliorare con 350 milioni in meno”. Sulla stessa linea, ed è una notizia, Stefano Mugnai di Forza Italia: “Il comportamento del Pd fa capire bene quanto gli stia a cuore la sanità, l’unica cosa che sta a cuore è evitare il referendum”.
Per parare il colpo, la renzianissima assessora alla sanità Stefania Saccardi si è fatta intervistare anche dal Tg3 toscano: “La parte fondamentale della riforma era negli articoli che abbiamo approvato, il resto può essere votato a gennaio. E nessuno ha bloccato il referendum, il collegio di garanzia valuterà. Altrimenti si potranno raccogliere di nuovo le firme e chiedere un nuovo referendum”. Intanto la nuova legge, con le tre maxi Asl, le 25 zone distretto per i servizi socio-sanitari, i tagli ai posti letto e al personale che non avrà il turnover, entrerà in vigore il primo gennaio: “Con la mortificazione del sistema sanitario regionale – chiudono Sarti e Fattori – e l’apertura ai privati, che coprirà gli spazi da cui il pubblico si sta ritirando”.