175 morti in Italia nelle ultime 24 ore sono meno dei 250 del giorno prima. Ma i nuovi casi positivi sono 3500, su 11mila tamponi effettuati, un nuovo record. I casi continuano ad aumentare mentre il numero dei test ha raggiunto la capacità massima. Se la tendenza non si invertirà nei prossimi giorni, sarà obbligatorio attrezzare nuovi laboratori di analisi. I ricoverati crescono più lentamente da alcuni giorni ed è l’unico debole segnale che fa sperare, soprattutto nelle regioni critiche come la Lombardia.

LE NUOVE VITTIME nella regione ieri sono state 76, circa la metà del giorno prima. Ma nonostante gli sforzi gli ospedali ormai sono al limite: «Svuotiamo gli ospedali con maggiore pressione e portiamo via pazienti in altri presidi, al punto che non abbiamo più autoambulanze», ha detto l’assessore al welfare lombardo Giulio Gallera. «Bergamo e Brescia sono oggi le situazioni più critiche che abbiamo», ha proseguito, «gli ospedali hanno esaurito fisicamente la capacità d’accoglienza». Ieri circa 170 pazienti sono stati trasferiti e altrettanti sono stati trasferiti in altre strutture permettendo di ricavare nuovi posti letto. Ma alla fine i ricoverati in terapia intensiva sono 82 in più del giorno prima. «Oggi in Lombardia ci sono 1.100 letti in terapia intensiva, 898 dedicati ai pazienti Covid». Significa che in poco più di un mese di emergenza i posti letto in questi reparti è stato aumentato del 40%.
PER FAR FRONTE all’emergenza saranno reclutati anche medici dall’estero, oltre ai quasi settecento già assunti dalla Regione negli ultimi giorni. «Abbiamo per esempio già contatti con Cina, Venezuela e Cuba» spiega Gallera, prima di precisare che i venezuelani sono quelli già residenti in Italia dell’associazione «La piccola Venezia».

È STATA SMENTITA la notizia della chiusura del pronto soccorso negli ospedali bergamaschi circolata in giornata. Secondo l’azienda sanitaria locale è solo una interpretazione sbagliata di una direttiva regionale che indirizza i pazienti che non hanno il Covid verso alcuni ospedali per liberare gli altri.

CONFERMATA INVECE la notizia dell’arrivo di Guido Bertolaso nella task force lombarda. Dovrà seguire la realizzazione di un ospedale per i pazienti di Covid nei padiglioni della Fiera di Milano.

IERI A BERGAMO È MORTO un operatore del 118 di 47 anni. La Regione Lombardia non conferma la sua positività al coronavirus ma i colleghi del sindacato Adl Cobas hanno pochi dubbi: «Era uno dei 700 operatori sanitari, medici, infermieri, soccorritori che già sono stati contaminati», hanno scritto su Facebook, «chiediamo come operatori della Sanità misure straordinarie di Protezione per tutti i soccorritori e gli operatori sanitari, che dovrebbero indossare sempre i dispositivi di protezione integrali da Covid-19». L’infettivologo dell’Istituto Superiore di Sanità Paolo d’Ancona ammette: «C’è un grande numero di operatori sanitari contagiati. Dobbiamo approfondire se l’esposizione sia avvenuta sull’ambiente di lavoro o fuori».

IL PROBLEMA della protezione degli operatori sanitari rischia di aggravarsi di giorno in giorno perché scarseggiano mascherine e camici. L’assessore Gallera ha protestato con la Protezione Civile che ha inviato 550 mila mascherine non adeguate: «Agli operatori, che fanno straordinari su straordinari, come posso dire di usare mascherine del genere?». Non si tratta di un disguido ma di un serio problema di approvvigionamento. «Ci servono circa 90 milioni di mascherine al mese» ha spiegato il commissario della Protezione Civile Angelo Borrelli. «Ne abbiamo sotto contratto 55 milioni, ma al momento ne sono state consegnate 5 milioni». Procurarsene sta diventando sempre più difficile per la chiusura delle esportazioni da diversi paesi di fornitura come India, Romania, Russia, Francia. E, per bisogno o forse anche per interesse, c’è chi rastrella tutto quello che viene messo sul mercato. «Avevamo contrattualizzato altri venti milioni di mascherine ma non sono state consegnate», spiega Borrelli.

IL BLOCCO DELLE ESPORTAZIONI è la conseguenza dell’allargamento dell’emergenza a tutta l’Europa. Ieri i nuovi casi sono stati oltre cinquecento in Germania, ottocento in Spagna, con 58 morti e altrettanti in Francia. A Parigi il primo ministro Edouard Philippe ha decretato il “livello 3” dell’emergenza con la chiusura di bar, ristoranti e tutte le attività commerciali «non essenziali».