Erano gli ultimi dipendenti pubblici a dover rinnovare il contratto. E anche loro ce l’hanno fatta prima delle elezioni. Dopo dieci anni di blocco, i circa 550mila lavoratori della sanità pubblica da ieri alle 13 hanno un nuovo contratto. L’accordo è stato sottoscritto dai sindacati confederali dopo una no-stop di oltre 24 ore nella sede dell’Aran – l’agenzia che negli anni dell’austerità ha lavoratoro ben poco. Come negli altri casi si tratta di una pre-intesa che andrà validata dal voto dei lavoratori, con i sindacati autonomi Nursing Up e Nrsind degli infermieri che annunciano battaglia contraria.

ANCHE QUESTO CONTRATTO partiva dall’accordo del novembre 2016 che stabiliva come l’aumento salariale non fosse inferiore agli 85 euro medi. Il calcolo è sempre complicato ma la Fp Cgil stima un incremento «fino a 95 euro mensili» a cui vanno aggiunti gli arretrati per 2016 e 2017 (la Corte costituzionale dichiarò illegittimo il blocco contrattuale il 24 giugno 2015 ma salvò il governo abbonando il pregresso) e 91 euro pro capite per incrementare i fondi della produttività e rivalutare le indennità a seguito della contrattazione integrativa (a partire da notturno, pronta disponibilità e festivo). Garantiti inoltre fino a 15 minuti di «tempo di vestizione», innalzabili dalla contrattazione aziendale, mentre su assunzioni, formazione, risorse aggiuntive e riorganizzazioni «si apre un confronto regionale vero». Infine «niente deroghe sui riposi, rispettato l’orario di lavoro; estensione, da subito, del sistema indennitario agli operatori socio-sanitari e agli assistenti sociali».

«DOPO CIRCA 10 ANNI di scioperi, mobilitazioni e iniziative, spesso da soli come Fp Cgil, oggi arriva un primo risultato – commenta il segretario generale della Fp Cgil Serena Sorrentino – . Finalmente sblocchiamo la contrattazione nel settore sanitario, primo passo per restituire la dignità a tutti coloro che lavorano prendendosi cura dei cittadini, ma non ci fermiamo: la strada è ancora lunga. Lavoratrici e lavoratori che, dopo anni di sacrifici e di impegno, troppo spesso non riconosciuti, ottengono finalmente un segno di attenzione dedicata a tutto il personale della sanità. Viene potenziata la contrattazione decentrata e semplificati i fondi per la contrattazione – sottolinea Sorrentino – mentre entro luglio sarà definito un nuovo sistema di classificazione e un nuovo sistema di incarichi , viene escluso il Jobs Act, a partire dal mantenimento dell’articolo 18, ed eliminata la legge Brunetta», conclude Sorrentino.

PER LA LEADER CISL Annamaria Furlan la firma «è una grande soddisfazione» che si inscrive in «un’altra bella giornata per la contrattazione, mentre Carmelo Barbagallo della Uil afferma che «giustizia è fatta», sottolineando come «l’epilogo della trattativa non fosse scontato».

GONGOLANO I MINISTRI. «Concluso un percorso a cui stiamo lavorando da quattro anni: il rinnovo del contratto, fermo da quasi 10 anni, di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici», twitta il ministro della pubblica amministrazione e la semplificazione Marianna Madia (Pd). Quasi in contemporanea a festeggiare online il raggiungimento del traguardo è anche la titolare della Salute, Beatrice Lorenzin (Civica popolare), con un messaggio in cui parla di «un passo importante per restituire la dignità a migliaia di professionisti». Ancora in corso invece le trattative per il contratto dei medici dipendenti ospedalieri e la convenzione con i medici di base.

LA PRE-INTESA RELATIVA al comparto Sanità chiude il cerchio dei rinnovi per i circa 3 milioni di dipendenti pubblici: gli enticentrali (23 dicembre),la scuola-conoscenza (9 febbraio) e le funzioni locali (21 febbraio).