Arrivano i Manetti Bros., anche se rappresentati dal solo Antonio, per presentare il loro film autobiografico, seppure firmato da Daniele Misischia con il titolo Il mostro della cripta. Sono loro stessi a dire che il film è una sorta di autobiografia che racconta di quando, negli anni ’80, appassionati di horror, mobilitavano gli amici per girare dei film del genere proprio a modo loro. E quella storia è in seguito diventata una sceneggiatura, rimasta nel cassetto per anni, finché si sono decisi (loro ormai avevano altro cui pensare, Diabolik approderà in laguna) a cederla a un giovane regista, Misischia, appunto, al suo secondo film dopo The End? L’inferno fuori, un titolo, una garanzia per i Manetti e il popolo di fan. La storia di questa nuova avventura, di per sé, non è particolarmente originale, ma offre infiniti spunti e strizzatine d’occhio per tutti gli appassionati.

SI COMINCIA infatti con un omicidio presso l’Osservatorio di Monte Mario a Roma. Sequenza appiccicata, dirà qualcuno, certo, l’hanno voluta proprio i Manetti per poter girare loro stessi qualcosa di questo film. Come poi hanno fatto davvero, quasi a voler mettere il loro Dna sul progetto per segnare il territorio. Poi il racconto si sposta, a Bobbio, provincia di Piacenza, città di elezione di Bellocchio che lì impazza con festival, documentari, corsi e a suo tempo vi aveva girato I pugni in tasca, come ricordato dal protagonista. Emilia quindi, che non può prescindere da Guccini, altro bonus citazionista. Lì i giovani degli anni ’80 sarebbero anche interessati al cinema, ma la sala parrocchiale propina Moretti. Nahh, dicono loro alla personale di Nanni. Meglio girarsi da soli i propri film. E allora ketchup a palla, ma l’imbrattata protagonista si risente e molla il colpo, lasciando il regista in erba senza attrice e senza sogno d’amore. Ma c’è altro a cui pensare perché una giovane viene straziata su un obelisco, mentre il fumetto La squadra 666 di tal Busirivici sembra già avere pre-visto quel che sta accadendo nella cittadina, sonnacchiosa ma attraversata da fatti inquietanti. Alieni malefici, con tanto di mostro ideato da Sergio Stivaletti, che all’epoca dei fatti narrati esordiva come creatore di creature.

LILLO PETROLO fumettaro che fa da contraltare ai giovani cinefili eroici con battute che sconfinano nel demenziale e funzionano. Poi un insieme di giovani interpreti tra cui spiccano Tobia De Angelis e Amanda Campana, chiamati a rileggere gli horror dei tempi andati e la passione dei Manetti, smodata, ma proprio qui sta la chiave di lettura e il piacere di questa storia. Presentata a Locarno, fuori concorso e fuori orario, per non confliggere con l’uscita in sala in Italia (Vision lo ha proposto in sala a partire da ieri).