L’aveva annunciato con una mail alla stampa e ai suoi sostenitori, e nella notte tra giovedí e venerdí Bernie Sanders, dal suo canale youtube, ha tenuto un discorso in diretta durato più di mezz’ora.

I molti che aspettavano un endorsement di Sanders ad Hillary Clinton sono stati delusi, l’endorsement non c’è stato, ma qualcosa Sanders a Clinton ha promesso. «Tra le altre cose di cui questa campagna si deve far carico – ha detto il senatore – c’è anche il battere Trump, e su questo io aiuterò Hillary Clinton».

Uniti contro il nemico comune, insomma, per impedire che un razzista, violento, islamofobo, misogino e maniaco possa diventare il prossimo presidente americano, sottolineando che le differenze tra lui ed Hillary ci sono e sono sostanziali, ma dei punti in comune esistono e saranno usati per battere «The Donald» a novembre.

Le dichiarazioni di Sanders arrivano proprio mentre son sempre più insistenti le voci che circolano giá da un po’ di tempo su Elizabeth Warren come vice presidente. La senatrice del Massachussets, nemica dichiarata di Wall Street, più vicina alle politiche di Sanders che a quelle di Clinton, comporrebbe un ticket di due donne, davvero inaudito, e porterebbe l’aria di cambiamento vero che la sola Clinton, nonostante il genere a cui appartiene, da sola non riesce a far spirare. Questa presenza attirerebbe tutta quella base di Sanders indecisa se turarsi il naso o meno, e che con Warren vice presidente non a rebbe dubbi. L’insistenza di queste voci dimostra anche che il peso della political revolution di Sanders non è marginale ne’ tanto meno finito, anzi. Nella seconda parte del suo video messaggio Sanders ha spiegato come vuole procedere da ora in poi, che più o meno si riassume con «abbiamo creato un esercito, ora cominciamo la battaglia».
Dopo aver riassunto i 17 punti del suo programma Sanders si è rivolto direttamente alla sua base di militanti: un anno fa non esistevamo, ora facciamo la differenza. Questi 17 punti non verranno mai implementati dal partito «i democratici hanno bisogno di sangue nuovo, quel sangue siete voi».

Ha poi invitato i sostenitori ad entrare in politica, a farlo partendo dalle amministrazioni locali, occupando posti decisionali per portare avanti le loro istanze .

«Una rivoluzione non dura una tornata elettorale» ha detto Sanders, illustrando un progetto di gran lunga più complesso di quello di tutti i precedenti candidati alle presidenziali americane che, organici al partito, una volta sconfitti, per quanto radical (penso ad Haward Dean) sono bene o male scomparsi. Non Sanders, il suo piano va ben oltre la sua persona.

Sanders ha parlato ai suoi 12 milioni di voti, 2,7 milioni di donatori, centinaia di migliaia di volontari. «Entrate in politica – ha detto il senatore – candidatevi per fare il sindaco, il governatore, il parlamentare. Cambiate il partito democratico. Oppure partecipate nella costruzione di un nuovo Paese, fatelo come insegnanti, ricercatori, medici, ingegneri, tecnici specializzati nell’energia pulita».

Come imparato dai movimenti che l’hanno sostenuto, la rivoluzione non la si porta più avanti dalle piazze, dove le idee vengono soffocate dai lacrimogeni, bisogna occupare il potere, come sostiene anche Micah White, sociologo e parte di Occupy Wall Street, nel libro simbolo della post occupazione newyorchese, La Fine Della Protesta, o la candidatura a sindaco di Baltimora di Deray Mckesson, uno dei leader di Black Lives Matter. Costruire un terzo partito che sarebbe attaccato da entrambi i lati, sia dai democratici che dai repubblicani, sarebbe una guerra a sé; un partito giá esiste, ed è il partito democratico, bisogna invaderlo. Per questo Sanders chiede una riforma delle modalitá di voto delle primarie, in modo da permettere ai non iscritti, agli indipendenti, di votare per il proprio candidato. Sanders in questi mesi ha dimostrato che si può davvero fare una campagna elettorale indipendente, contando solo sul sostegno economico della base ed essere un candidato non ricattabile, se eletto presidente, ora bisogna moltiplicate questi esempi e dare delle chance ai risultati politici che ne deriveranno.

Per questo Sanders non si ritira, per questo vuole arrivare a Philadelphia alla convention di fine Luglio, con un potere contrattuale forte in modo da imporre cambiamenti sostanziali al partito e che lo cambieranno ulteriormente, elezione locale dope elezione locale. L’eventuale presenza di Elizabeth Warren come vice presidente sarebbe un enorme aiuto in questo senso.