Sanders ha chiuso la campagna elettorale in New Hampshire con un evento più da presidenziali che da primarie, e al suo comizio finale ha ricevuto un benvenuto da una rock star da parte di più di 7.500 persone accorse nell’arena di hockey dell’Università del New Hampshire per ascoltarlo.

AL COMIZIO hanno partecipato anche il professore di Harvard (e Yale e Princeton), attivista e filosofo Cornel West, e la deputata socialista Alexandria Ocasio-Cortez, in pratica tutto il corso del pensiero radical Usa, dal passato al futuro, riuniti intorno al presente di Sanders.
West ha parlato da predicatore e spirito guida della sinistra, appoggiato da una fisicità carismatica; Ocasio-Cortez, la spinta verso il futuro, ha fatto uno degli interventi più animati, parlando da ex attivista di Sanders che ha raccolto il messaggio lanciato dal senatore nel giugno 2016, quando in un discorso trasmesso in diretta YouTube, ha lanciato il movimento Our Revolution, chiedendo alla sua base di mettersi in gioco politicamente, entrando da candidati locali nel Partito Democratico per cambiarlo dall’interno. «Aoc» l’ha fatto. Dal palco dell’arena ha ricordato la sua storia di attivista, quando era difficile parlare perché c’era una amministrazione democratica che non era possibile criticare, ma Sanders lo faceva e parlava anche di Palestina, di minimo sindacale, di diritti dei lavoratori.

OCASIO-CORTEZ lancia un messaggio di contemporaneità, individuando in Sanders «quello che ci porta in questo secolo». È l’opposto della vetero ideologia. Il socialismo nelle parole della deputata è il nuovo, il futuro, la contemporaneità, i moderati sono una retromarcia senza visione. Sarà un movimento a sconfiggere Trump, non un candidato, dice «Aoc» e questo è il nuovo messaggio della campagna di Sanders. «Il messaggio di Bernie lanciato come una palla di neve, rotolando, è diventato una valanga» ha detto al portale di notizie Vox, Shannon Jackson, direttore della campagna di Sanders in New Hampshire, e la metafora sembra calzante.

DAL PALCO SANDERS spiega che gli obiettivi sono due: battere Trump e fare entrare un movimento alla Casa bianca. La presidenza degli Usa non è il fine di questa campagna ma un mezzo per cambiare radicalmente il paese. «Siamo tutti insieme, come pianeta.
Magari invece che impiegare i soldi per le armi, come singoli paesi, dovremmo lottare contro il nemico comune che è il cambiamento climatico» dice Sanders scatenando l’ennesimo boato del pubblico composto prevalentemente da giovani.
Ascoltando i comizi di Sanders si capisce meglio perché la sua base non vuole votare un altro candidato, perché il punto non è prendere un candidato o un altro, ma scegliere tra un politico o la rivoluzione.

SANDERS NE È CONSAPEVOLE, non attacca mai i suoi rivali e ricorda che il vero nemico non è tra i democratici ma è Trump. Quest’ultimo era a pochi chilometri, impegnando in un comizio: l’aveva fatto in Iowa e lo ha fatto in New Hampshire. Trump sta tenendo comizi nella città principale degli stati dove si tengono le primarie. «È un’azione di disturbo e un tentativo di accaparrarsi il voto degli indecisi – commenta Eric, meteorologo di un’emittente televisiva locale inviato, suo malgrado, a fare le previsioni del tempo proprio di fronte al comizio di Trump – una mossa politica come questa di Trump è del tutto inusuale».

Durante la serata, con i due comizi che si confrontavano indirettamente,lo scontro era, di fatto, già fra Trump e Sanders, fra due visioni degli Stati uniti e del mondo specularmente opposte, benché entrambe, si avvalgono dell’aiuto di una base che pare incrollabile, per entrambi i candidati. Anche in New Hampshire gli attivisti di Sanders hanno cercato di portare al voto quante più persone possibili, individuando dell’affluenza la chiave per il successo.

GLI STROKES alla fine hanno suonato in uno stadio semi vuoto, mentre il pubblico defluiva, con la loro batteria su cui campeggiava uno stencil della testa di Sanders, dando torto alle affermazioni dell’analista politico Nate Silver secondo il quale il pubblico era accorso solo per il concerto e non per Sanders.

Nel frattempo i volontari di Sanders hanno bussato a oltre 475.000 porte in tutto lo stato, una cifra che non tiene conto dell’ultimo fine settimana.