Il progetto elettorale di Pedro Sánchez non ha funzionato. Dopo essersi opposto alla nascita di un governo di coalizione con Unidas Podemos (come in campagna elettorale ha ammesso lui stesso), pensava che una ripetizione elettorale avrebbe portato a una crescita del Psoe e alla sostanziale scomparsa di Unidas Podemos, accusato di essersi opposto alla nascita di un governo Sánchez. A favorire questo esito avrebbero dovuto contribuire anche la costituzione di Màs Paìs, il nuovo partito di Inigo Errejòn, ex numero due di Podemos, e la sentenza del processo agli indipendentisti catalani. I tre fattori congiunti avrebbe dovuto esercitare una pressione intollerabile su Up e sul suo elettorato.

Non è andata così. I socialisti si trovano ora in un Parlamento quasi identico al precedente, ma con l’estrema destra di Vox al posto di Ciudadanos, che ha subito un tracollo forse definitivo. La sinistra ha sette seggi meno che nel parlamento precedente. Socialisti e Up hanno perso lo stesso numero di voti (circa 700mila), che solo per un terzo sono stati assorbiti dal nuovo partito di Errejòn (che ha raggiunto un risultato meno che modesto). Nonostante questo la somma dei voti della sinistra è stata ancora superiore a quella della destra, anzi questo divario è cresciuto rispetto alle elezioni precedenti.

La campagna elettorale è stata incentrata, dai mezzi di comunicazione e dai socialisti, su due temi: la Catalogna e lo spostamento della salma di Francisco Franco. I temi economici e sociali non sono mai riusciti a entrare in agenda. Qui risiede l’unica ragione della crescita di Vox. Fino a due mesi fa questo partito era in netto calo. La rinnovata centralità acquisita dalla questione catalana e la scelta di Sánchez di dare un valore elettorale allo spostamento della salma di Franco hanno dato visibilità a Vox e al suo nazionalismo nostalgico e autoritario, consentendogli di funzionare da catalizzatore del voto di destra più identitario.

Il caso di Ciudadanos merita una riflessione. Un anno fa questo partito sfiorava nei sondaggi il 30%. Alle elezioni di aprile 2019 ha quasi superato il Partito popolare. Nei mesi successivi (come accade ora a Vox), sembrava destinato a crescere e a sottrarre ai popolari l’egemonia della destra. Ora è crollato al 6% e ha perso i quattro quinti della propria presenza parlamentare. Ciudadanos era considerato “il Podemos di destra”, uno dei due partiti su cui era basato il superamento del bipartitismo. Questo ruolo sembra al momento ereditato da Vox. Questo processo dimostra quanto sia oggi elevata la volatilità elettorale, ma anche il fatto che questa volatilità si muove sempre dentro lo stesso campo: quasi mai i voti passano da sinistra a destra o viceversa. Le persone restano, in prevalenza, di destra o di sinistra, e votano dalla propria parte. Nel campo dei conservatori, la destra si radicalizza e il centro scompare. Nel campo progressista non si assiste ad altrettanta radicalizzazione.

Il risultato di Unidas Podemos non si può definire positivo. Ancora una volta la coalizione perde voti rispetto alle elezioni precedenti. Aveva sei milioni di voti nel 2015, cinque nel 2016, 3.7 ad aprile, e ieri ne ha ottenuti tre milioni. Nonostante questo, il progetto socialista e di buona parte delle èlite economiche spagnole di ridimensionare in modo irrimediabile Podemos, non è riuscito. Si può parlare di una resistenza di Podemos e della coalizione, che hanno consolidato un blocco elettorale piuttosto solido, oltre ad aver fatto ancora una volta – e in condizioni difficilissime – un’ottima campagna elettorale capace di muoversi sia nella dimensione territoriale che in quella dei media tradizionali e digitali. Forse, sarà necessario in Up aprire una riflessione su una sorta di “feticizzazione” del governo che l’ha caratterizzata negli ultimi due anni, in cui ha insistito in misura quasi monocorde sulla necessità di formare una maggioranza con i socialisti, da un ruolo che con il passare è diventato peraltro sempre più subordinato. Certamente, in questo modo Up ha voluto lanciare il messaggio di essere utile (e governare è sempre stato l’obiettivo di Podemos), ma l’insistenza su questo aspetto ha anche fatto perdere a parte del suo elettorato la percezione di una differenza significativa con i socialisti.

Cosa succederà adesso? Tecnicamente un governo di coalizione progressista è possibile quanto lo era prima. Questa è però da sempre la prospettiva più osteggiata dai socialisti. Dall’altra parte, se il Psoe cercherà l’accordo con i popolari, rischia di essere abbandonato dai propri elettori. In qualche modo, Sanchez è rimasto irretito nella sua stessa strategia.