A metà degli anni ’90, mentre Mario Borghezio disinfettava i vagoni della confinante Porta Nuova, le ronde vigilavano su San Salvario per proteggerlo dal «pericolo immigrati». Ora, tra i rumori della movida, quella stagione sembra un’epoca fa. San Salvario, rione centrale di Torino, non ignora il passato, lo mastica. I campanelli dei condomini raccontano una storia densa e sfaccettata, basta osservarli: i cognomi possono andare dal sabaudo Rebaudengo al partenopeo Esposito, mescolati a famiglie straniere. Un mix proletario e borghese, pieno di locali di tendenza, ma anche angoli di disagio. L’ex sindaco Chiamparino lo ha considerato uno dei simboli del suo rinascimento.

Nei giorni scorsi il Pd nazionale ha deciso di inserirlo, accanto a Scampia, nella manifestazione contro la povertà in programma sabato a Roma, tra i tanti quartieri simbolo di degrado. Apriti cielo, è scoppiata una bufera nel partito torinese, tanto da far vacillare la segreteria provinciale, Paola Bragantini, rea di averlo proposto. «A Scampia ci sono stato e pure a San Salvario. Il reddito pro capite di San Salvario è tra i più alti di Torino, così come il valore dei suoi immobili, e non parlo della collina! A Scampia, invece, non ci sono librerie, associazioni culturali di livello nazionale, non ci sono studi di designer e di artisti, ristoranti e locali da 100 euro a cena» ha tuonato Luca Cassiani, consigliere comunale del Pd. L’assessore Ilda Curti si è sfogata: «Un’idea banale, offensiva e controproducente. Addirittura un’operazione cinica». Inviperito anche il sindaco Piero Fassino: «È un quartiere caratterizzato da significativa vivacità culturale, solleciterò una correzione».

[do action=”quote” autore=”Piero Fassino al «Mattino»”]«Scampia e San Salvario sono due realtà che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra»[/do]

La manifestazione al Corviale di Roma, con il segretario Bersani, è confermata; ci sarà anche il circolo Pd di San Salvario: «Porteremo un segnale di speranza». La polemica torinese è arrivata fino alla redazione del Mattino, il giornalista Pietro Treccagnoli si è rivolto a Fassino: «Nelle sue parole c’è un risentimento che s’intona con le corde stonate di Borghezio. E non a caso la Lega vi ha subito spalleggiato. Nel Paese dei luoghi comuni, i piemontesi passano per essere falsi e cortesi. Questa volta, per San Salvario, forse siete stati veritieri, ma a dir poco scortesi. Ma noi non ricambiamo, marciamo insieme. Non era Marx che diceva Scampie di tutto il mondo unitevi?». A stretto giro di posta arriva la risposta di Fassino: «San Salvario è la testimonianza di come Torino non sia mai stata una città escludente. E sull’integrazione, non sulla esclusione o sulle disuguaglianze, ha disegnato e disegna il suo futuro. Ecco perché ho considerato un non senso – e solo questo – assimilare Scampia a San Salvario. Sono due realtà che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra». Il circolo Sel di San Salvario difende la rinascita del quartiere ma precisa: «Localizzare la povertà appartiene a un’impostazione inattuale e scorretta».