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San Raffaele senza tregua

San Raffaele senza treguaLe spillette dei lavoratori dell'ospedale san Raffaele contro i 244 licenziamenti

Milano I lavoratori non mollano e il prefetto rimanda la riapertura della trattativa alla Regione

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 20 aprile 2013

«Via, via la polizia!». Non siamo in un corteo antagonista o davanti a una fabbrica metalmeccanica. Siamo nella sala dell’accettazione del San Raffaele. E a scandire lo slogan sono i lavoratori dell’ospedale che fu di don Verzè. In molti hanno ancora il camice bianco, tante sono donne. Sono persone che stanno difendendo contemporaneamente il diritto alla salute dei cittadini e il loro diritto a mantenere il posto di lavoro. Lottano ormai da molti mesi e in questi giorni sono già stati colpiti da una quarantina di lettere di licenziamento. E altre 200 arriveranno presto.

Per protestare cercano di bloccare l’accettazione senza fermare i servizi sanitari perché è a questi sportelli che la nuova gestione targata Giuseppe Rotelli incassa i ticket. Ma ogni volta che ci provano si trovano davanti un cordone di poliziotti in assetto antisommossa. E’ successo l’altro giorno, ed è successo ieri. Questa volta, però, i lavoratori sono riusciti a forzare il cordone tenendo le mani alzate e sono rimasti nell’atrio per circa 4 ore. Una lavoratrice è stata spinta per terra dagli agenti ed è stata ricoverata al pronto soccorso. 47 anni, 18 di anzianità, ha detto: «Il San Raffaele è solo la punta dell’iceberg di una sanità malata».

La signora ha ragione perché qui si sta combattendo una battaglia molto dura che riguarda tutti. Questo ospedale è simbolo di eccellenza. Ma è stato anche l’epicentro di un certo modo oscuro di gestire la sanità privata segnato prima dai rapporti di don Verzè con Berlusconi (il san Raffaele è in via Olgettina…), poi dalle inchieste che hanno coinvolto direttamente l’ex governatore Roberto Formigoni. Dopo il crack è stato acquistato da Giuseppe Rotelli e adesso fa parte del più grande gruppo sanitario privato d’Italia.

E’ evidente dunque che quello che succede in questo ospedale è destinato a fare da modello per tutti gli altri ospedali privati. E quello che sta accadendo, purtroppo, è piuttosto evidente. Si sta cercando di scaricare sui lavoratori (e sui pazienti) il peso dei fallimenti dell’ex proprietà e la smania di profitto dei nuovi amministratori, i quali puntano solo ad abbassare il costo del lavoro senza pensare che questo significa intaccare la qualità del servizio.

I lavoratori sono stati messi di fronte a un ricatto che viene continuamente rinnovato: o accettano una decurtazione dei loro stipendi e dei loro diritti o si tagliano 244 posti di lavoro. Siccome non hanno mai avuto intenzione di chinare la testa (mesi fa hanno bocciato un accordo che praticamente era una resa alle condizioni della proprietà), adesso Rotelli ha cominciato a spedire le lettere di licenziamento (circa quaranta).

L’altro giorno, dopo il tentativo di occupare l’accettazione, 13 lavoratori erano saliti sul tetto e ci erano rimasti tutto il giorno, fino a quando sembrava che si potesse riaprire un tavolo prefettizio per ricominciare la trattative. Ieri, invece, la doccia fredda: il prefetto di Milano, Camillo Andreana, ha detto che la trattativa casomai dovrà riaprirsi su altri tavoli. Lui aveva già tentato nei mesi scorsi di riportare le parti a dialogare, ma sulla base dello stesso accordo leggermente ritoccato che era stato bocciato dal referendum interno. A questo punto l’unica sede che deve mettersi in gioco per evitare i licenziamenti e cercare una mediazione è la regione Lombardia.

La Rsu dell’ospedale, dove sono maggioritari i sindacati di base Usb e Usi, chiede che la trattativa sia riaperta senza alcuna pregiudiziale (signifca senza ulteriori ricatti preventivi). La Cgil, che nei giorni scorsi sembrava disposta ad accettare anche contratti di solidarietà e cassa integrazione, adesso sembra aver capito che i lavoratori non vogliono passi indietro (ieri al san Raffaele c’era anche Giorgio Cremaschi).

La protesta, dunque, entra nella fase più difficile. Lunedì mattina è stata convocata una nuova assmblea. Lunedì sera infermieri, tecnici e amministrativi del San Raffaele saranno in onda a «Presa diretta», e martedì saranno in Regione dove sarà discussa anche la mozione del M5S per fermare i licenziamenti. L’8 maggio i sindacati di base hanno indetto lo sciopero generale della sanità lombarda.

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