Organizzare un festival del cinema in un territorio che conta poco più di 30mila abitanti può apparire una scommessa titanica, giusto per rimanere in tema, visto che si parla della serenissima repubblica di San Marino, le cui rocche spiccano proprio sopra il monte Titano. Ma più che una scommessa si tratta di amicizia e di una sorta di debito morale. Roberto Valducci è un imprenditore che da anni opera a San Marino, grande amico di Tonino Guerra che, si dice, gli abbia fatto promettere di fare qualcosa per il cinema. E Valducci si è fatto carico di mettere in cantiere il Festival Internazionale di San Marino, giunto alla terza edizione, che ha preinaugurato ieri sera con un concerto di Emir Kusturica e la No smoking Orchestra (replica stasera a Riccione). Oggi invece si svolgerà l’inaugurazione vera e propria con Claudia Cardinale madrina e Lucrezia Lante Della Rovere conduttrice. A dirigere la manifestazione è stato chiamato il regista Maurizio Zaccaro, che abita a due passi, a Santarcangelo di Romagna, proprio di fronte al museo dedicato a Tonino Guerra.

 

 

Tra le proposte di questa edizione, che prevede una sigla dello studio Bozzetto, una mostra dal titolo Giulietta Masina, l’Oscar di Fellini a cura di Simone Casavecchia e Fiammetta Terlizzi, una retrospettiva dedicata a uno dei cineasti più schivi e trascurati del nostro cinema: Luigi Comencini. Poi un concorso riservato alle scuole di cinema, molti ospiti tra cui Olmi, Lucarelli, Massimo Bubola, Stefania Rocca e Alessandro Bergonzoni mattatore della serata conclusiva (1 novembre).
Nove i titoli del concorso internazionale, di questi ben quattro sono stati scelti per rappresentare il loro paese agli Oscar nella categoria dei film in lingua straniera. Si tratta del greco Little England di Pantelis Vulgaris. Tratto dal romanzo di Ioanna Karistiani, moglie del regista, la storia è approdata su grande schermo con molte difficoltà, legate prevalentemente a fattori economici visto che si tratta di una sorta di saga che attraversa diversi anni delle vicende di alcuni personaggi raccontando così anche la storia dell’isola di Andros negli anni ’30, un progetto produttivamente impegnativo. Storie tormentate, amori più turbolenti del mare in tempesta, con gli uomini al largo e le moderne Penelopi in attesa tra mille contraddizioni.

 

 

Anche David Trueba con Vivir es facil con los ojos cerrados, candidato spagnolo agli Oscar e accaparratore di premi Goya in patria, ci porta indietro nel tempo, a una cinquantina d’anni fa, per raccontarci la storia, vera, di Juan Carrión Gañán, un insegnante di inglese di Albacete che per fare appassionare i suoi allievi alla lingua non esita a utilizzare le canzoni dei Beatles, che lui venera. Nel 1966 Juan decide di partire per l’Almeria la località divenuta famosa perché Sergio Leone vi aveva girato i suoi western. Ma in quel momento si girava un’altra storia, diretta da Richard Lester, Come ho vinto la guerra, che aveva tra gli interpreti il mitico John Lennon. Il titolo del film deriva da un passaggio della canzone Strawberry Fields Forever in cui si dice «Living is easy with eyes closed».

 

 

Rappresenta invece l’India Liar’s dice di Geetu Mohan Das dove si racconta di una donna sposata che vive con la figlia di tre anni decisa a intraprendere un lungo viaggio verso Delhi per ritrovare il marito andato laggiù per lavoro. Infine il georgiano Corn Island di George Ovashvili che ci porta sul fiume Enguri, confine tra Georgia e Abkhazia che si sono combattute nei primi anni ’90 e le tensioni non sono finite, Lì, nella terra di nessuno arrivano un anziano agricoltore e la nipote adolescente. Non saranno Oscar, ma sono pur sempre premi graditi quelli assegnati dalla giuria presieduta da Roberta Torre.