La 64° edizione della Biennale Musica di Venezia ha assegnato il Leone d’Oro alla carriere al compositore Luis de Pablo che con i sui novant’anni continua la propria ricerca e attività compositiva attraverso il suo linguaggio estremamente personale. Il compositore spagnolo è stato un punto di riferimento nel panorama della musica contemporanea spagnola del XX secolo istaurando un dialogo fecondo con il resto del mondo e portando un messaggio di libera espressione in un periodo politico difficile per la Spagna. In quest’occasione è stato presentato il documentario a lui dedicato Dejame Hablar del regista Samuel Alarcón che è riuscito a creare un ponte visivo tra lo spettatore e la musica del compositore.

«Questo progetto nasce dalla volontà della famiglia di Luis de Pablo, consapevole che con lui si conclude un passaggio molto importante per la musica contemporanea spagnola – spiega il regista – Il nostro rapporto inizia nel 2016 nella sua casa con delle lunghe chiacchierate sul rapporto tra cinema e musica, tra le sue opere e la musica contemporanea europea; dialoghi che mi hanno aiutato a entrare nel suo mondo e iniziare a delineare il suo personaggio». Il film del regista spagnolo si caratterizza dall’assenza di quegli elementi tipici del documentario che scandiscono i momenti significativi del soggetto; una rarefazione degli elementi dove la musica del compositore è l’elemento centrale su cui le immagini si poggiano: «All’inizio non sapevo esattamente cosa fare. Avevo visto tanti piccoli documentari sulla sua vita: le interviste ai colleghi, le docenze presso l’università, i viaggi, ma in tutti questi documentari manca sempre la sua musica. Nei nostri incontri mi parlava delle collaborazioni che aveva avuto durante gli anni sessanta e settanta con registi spagnoli molto importanti e mi spiegava che la maggior parte dei registi non ha idea di cosa sia la musica, che molti film non meritano la musica perché utilizzata al solo scopo di dare emozioni a quelle immagini che ne sono sprovviste come se fosse un trucco. Così con queste parole nella testa ho capito che dovevo fare un film radicale dove la musica è l’elemento narrativo essenziale, il più importante e l’immagine invece è aleatoria».

Alarcón introduce lentamente lo spettatore nello studio di Luis de Pablo soffermandosi sul dettaglio di alcuni oggetti tribali, piante, libri e spartiti compiendo un viaggio mentale all’interno dello spazio creativo del compositore dove la musica si espande avvolgendo il silenzio.

«Il titolo del film Déjame Hablar, è anche il nome di un’opera di De Pablo ma soprattutto è una scelta che ho fatto pensando al senso di questo imperativo lasciami parlare, non è altro che una richiesta di ascolto. Luis mi ripeteva spesso che se volevo realmente conoscerlo dovevo ascoltare la sua musica, non c’era altro da fare. Penso che un giorno, quando Luis de Pablo non ci sarà più, quando il personaggio rimarrà legato a un certo periodo storico, la musica invece continuerà sempre a parlare e raccontare la sua storia».