Nessun cambio di cavallo in extremis. Salvini ha deciso di tenere duro e ieri il nuovo cda Rai, riunito per la prima volta, ha confermato a maggioranza la candidatura alla presidenza di Marcello Foa. Ha votato contro la consigliera in quota Pd Rita Borioni e si è astenuto il consigliere eletto dai dipendenti Riccardo Laganà, che viene dalla sinistra ma si è parzialmente avvicinato ai 5S.

DUNQUE FOA affronterà stamattina alle 8.30 la vera prova del fuoco: la commissione di vigilanza. Alla vigilia le sue chances sono molto vicine allo zero, ma è pur sempre possibile che nella notte o con le prime luci del giorno qualcosa cambi. Ieri era attesa una telefonata di Salvini ad Arcore, mossa necessaria e imprescindibile per provare a sbloccare la situazione. In serata quella telefonata non era arrivata.

È possibile che Salvini speri nel voto segreto. In questo caso s’illude. Il Pd e LeU avevano lanciato già lunedì l’appello a disertare la seduta. Una scelta dettata dalla protesta contro una nomina del presidente che non ha tenuto in minimo conto la legge, che fa di quella carica un ruolo di garanzia e obbliga quindi a concordarlo con le opposizioni. Ma suggerita anche dalla opportunità di evitare sorprese con il voto segreto. Fi accetterà l’invito. I consiglieri azzurri non si presenteranno in Vigilanza. Ai 21 voti della maggioranza si sommeranno i due targati FdI. Per arrivare alla maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti della commissione mancheranno dunque tre voti.

L’UNICA SORPRESA potrebbe arrivare da un ripensamento di Berlusconi, o meglio dal felice esito di una trattativa notturna basata sullo scambio tra il semaforo verde di Arcore e la direzione di un Tg di peso, cioè del Tg2. È possibile ma poco probabile. Gli umori, alla reggia di re Silvio, sono infatti di tutt’altra natura. Berlusconi è furibondo, e anche questo è solo un eufemismo, per lo sgarbo clamoroso di Salvini, che non lo ha mai cercato per concordare la nomina. Il pollice di Letta è stato verso sin dal primo minuto, nella piena consapevolezza di quanto quella presidenza dispiaccia anche al capo dello Stato. Nello stato maggiore forzista prevale il parere di quanti, come la capogruppo al Senato Bernini o la vicepresidente della Camera Carfagna, ritengono che sia necessario fermare subito Salvini e la sua tendenza a considerare Forza Italia come salmeria condannata a seguire sempre e comunque.

Lo stesso Salvini pare deciso a forzare la mano, tanto da destare il sospetto ormai diffuso di mirare proprio a liberarsi di un’alleanza che vive come un impaccio e un limite più che come una opportunità. In questo caso sarebbe lui a prendere il caso Foa a pretesto per un divorzio. E tuttavia qualche spiraglio aperto rimane, proprio perché una rottura sulla Rai oggi comporterebbe né più né meno che il certificato di morte ufficiale per il centrodestra.

COSA SUCCEDERÀ se Foa verrà affondato non è chiaro. Il cda potrebbe tornare a riunirsi e indicare al proprio interno un altro candidato, e in quel caso la scelta cadrebbe su Giampaolo Rossi, quota FdI. Oppure Foa, che ieri in un comunicato ha assicurato di «attendere con rispetto» il voto della Vigilanza, oltre a professarsi estraneo alle «logiche della partitocrazia» e paladino del «giornalismo libero», potrebbe dimettersi dal cda, lasciando così una casella vacante. Intorno alla quale si aprirebbe una trattativa coinvolgendo stavolta anche Arcore. Infine Salvini potrebbe imporre un prolungato braccio di ferro: nulla infatti impedisce al cda di sottoporre di nuovo la stessa candidatura alla commissione di Vigilanza.

Non si tratterebbe solo di una scelta importante per i destini della Rai. Sarebbe un sintomo rivelatore dello stato delle cose all’interno del centrodestra. O forse dell’ex centrodestra.