Col Pd moribondo senza simbolo a Catania e a Trapani dove divide le liste con politici di destra, con Forza Italia superata a destra dalla Lega che mostra i muscoli, i centristi di matrice cuffariana evaporati dopo la batosta alle politiche e la sinistra di Leu non pervenuta, in Sicilia il voto per le amministrative di domenica prossima, scandito da un clima sotto-tono, sembra ridotto quasi a un test giallo-verde. Una sorta di prova muscolare tra i neo-alleati al governo: il Movimento 5 Stelle tenterà di conquistare i capoluoghi di provincia per allargare il proprio bacino di consensi nell’isola che ha già premiato i grillini alle nazionali ridimensionando il centrodestra che aveva esultato per l’elezione di Nello Musumeci alla Regione; Salvini spera di piantare qualche bandierina in una terra mai tenera con gli anti-meridionali con lo scopo di mandare un chiaro segnale pure a Musumeci, colpevole di avere “mortificato” la Lega sbarrandole le porte del governo regionale.

L’ASTENSIONISMO e il voto prettamente territoriale legato a dinamiche locali con una quantità enorme di liste civiche sono le due incognite che potrebbero ridimensionare le ambizioni dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Che col vento in poppa, in attesa del voto di fiducia in Parlamento, sono scesi subito in campagna elettorale con i galloni, brandendo in terra di Sicilia i “mantra” giallo-verdi: lotta ai migranti e reddito di cittadinanza. Dai due ministri, nei rispettivi tour – da Catania a Messina da Ragusa a Siracusa – nemmeno una parola sul contrasto alla mafia, eppure sempre tentacolare e infiltrata ovunque o sulle eterne infrastrutture incompiute o colabrodo.

Sembra proprio una sfida tra alleati quella che si profila, anche se la Lega in alcuni comuni corre in solitario mentre in altri si presenta col classico schema del centrodestra, comunque spaccato ovunque tranne che a Catania. Si vota in 138 città, un terzo dei comuni siciliani: sistema maggioritario a doppio turno in 18 comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti, il resto sotto soglia 15mila.

Cinque i capoluoghi di provincia coinvolti: Catania, Messina, Siracusa, Ragusa e Trapani; in quest’ultima città si ritornerà a votare dopo l’elezione choc dell’anno scorso quando al ballottaggio non fu raggiunto il quorum dei votanti necessario per eleggere l’unico rimasto in corsa dopo il ritiro dell’altro candidato sindaco (Girolamo Fazio), travolto da un’inchiesta di corruzione nel pieno della campagna elettorale. Nelle cinque grandi città sono in corsa per le poltrone di sindaco ben 31 candidati.

A Messina ci riprova Renato Accorinti, il sindaco uscente contrario al Ponte sullo Stretto: è appoggiato da tre liste di sinistra: Cambiamo Messina dal basso, Renato Accorinti Sindaco e Percorso comune. Spaccato il centrodestra: Dino Bramanti è appoggiato da Forza Italia, Noi Con Salvini e Fdi, dal movimento di Nello Musumeci e da altre liste civiche.
A rosicchiargli consensi saranno l’ex capogruppo di Fi in consiglio comunale Pippo Trischitta, che si presenta con due liste, e l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, anche lei Fi. Pesca nel centrodestra anche Cateno De Luca, deputato regionale Udc, sostenuto da sei liste. Il Pd schiera invece, in asse con i centristi di Casini, il costituzionalista Antonio Saitta, accompagnato da sei liste. Il M5S schiera invece l’ex capo del genio civile Gaetano Sciacca.

SETTE IN LIZZA anche a Siracusa. Spaccato anche qui il centrodestra: la Lega corre da sola con Francesco Midolo, 58 anni, ex assessore comunale ed ex Forza Italia, il movimento di Musumeci appoggia l’ex An Fabio Granata mentre il resto del centrodestra sostiene l’ex assessore regionale Ezechia Paolo Reale. Nel centrosinistra in corsa Fabio Moschella, Giovanni Randazzo e l’attuale vice sindaco Francesco Italia, tutti con alle spalle liste civiche. Tocca invece a Silvia Russoniello, imprenditrice, difendere la roccaforte siracusana del Movimento 5 Stelle.

Spaccature e divisioni sia nel centro destra che nel centro sinistra anche a Ragusa, dove in sette si contendono la poltrona di sindaco, lasciata da Federico Piccitto (M5S) dopo un mandato. Al suo posto i pentastellati hanno candidato l’attuale presidente del Consiglio comunale, Antonio Tringali, che dovrà respingere l’assalto che gli portano i candidati del centro destra: i consiglieri comunali uscenti Sonia Migliore e Maurizio Tumino che godono dell’appoggio rispettivamente di 5 e 4 liste. Sino all’ultimo i due hanno cercato un accordo per correre insieme e neanche le “chiamate” palermitane sono servite per l’intesa, così alla fine Gianfranco Miccichè, commissario azzurro nell’isola, ha scelto Tumino con l’imbarazzo di molti candidati al consiglio che già avevano aderito al progetto di Sonia Miglior. A destra c’è anche Giuseppe Cassì, ex capitano della Popolare Ragusa di basket in A2, appoggiato anche da Fratelli d’Italia.

NEL CENTROSINISTRA il candidato del Pd è il segretario cittadino Giuseppe Calabrese appoggiato da 5 liste. Si candida anche il docente liceale Carmelo Ialacqua appoggiato dalla lista civica Città futura che pesca tra militanti grillini dissidenti.

A Catania cinque in corsa. Il centrodestra compatto schiera l’europarlamentare Salvo Pogliese, il Movimento 5 Stelle Giovanni Grasso, mentre Emiliano Abramo, presidente regionale della Comunità di Sant’Egidio è sostenuto da una lista civica con candidati indipendentisti dei Siciliani liberi. In corsa anche Riccardo Pellegrino che pesca nel centrodestra e l’uscente Enzo Bianco, appoggiato con sei liste ma non c’è quella col simbolo del Pd, un po’ sul modello che ha permesso a Leoluca Orlando di vincere le elezioni comunali a Palermo.

NIENTE SIMBOLO DEL PD anche a Trapani, dove sono cinque i candidati a sindaco. A parte Forza Italia, la Lega e il Movimento 5 Stelle, anche gli altri partiti non concorrono con il proprio simbolo. «Abbiamo accolto la proposta del candidato sindaco Giacomo Tranchida di aderire come lista civica e non con il nostro simbolo», spiega il coordinatore cittadino dei dem, Francesco Brillante. La candidatura di Tranchida, comunque, ha creato mal di pancia in tra nel Partito democratico, al punto che Piero Savona (candidato a sindaco lo scorso anno, ottenendo 16.000 preferenze) ha abbandonato il partito). Buona parte del Pd è confluita nella lista Demos.

Nelle altre liste che sostengono Tranchida ci sono pezzi del centrodestra e persino di Diventerà Bellissima, il movimento del presidente della regione Nello Musumeci. Corrono divisi Forza Italia e Lega: gli azzurri sostengono Vito Galluffo, i leghisti Bartolo Giglio. Gli altri due candidati sono Giuseppe Mazzonello per il Movimento 5 Stelle e Peppe Bologna con una lista civica.