C’è Salvini, che si fa? Il 23 maggio di quest’anno, 27esimo anniversario della strage di Capaci, non tutte le associazioni e le personalità dell’antimafia, non tutti i rappresentanti delle istituzioni danno la stessa risposta. Stamattina nell’aula bunker dell’Ucciardone, dove ci sarà la cerimonia principale in ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo nonché di Paolo Borsellino ucciso dal tritolo di Cosa nostra due mesi dopo e delle loro scorte Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, qualcuno mancherà.

Già da qualche giorno il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, e Umberto Santino che è il fondatore del Centro Impastato, avevano criticato la «cerimonia ipocrita» e «invitato tutti i giovani a venire alla manifestazione che stiamo organizzando a Cinisi». L’Anpi e l’Arci di Palermo si vedranno invece alla «Casina no mafia», il punto di Capaci dal quale Giovanni Brusca fece detonare l’esplosivo che provocò la strage. «Il 23 maggio non ha bisogno di passerelle e guappi», ha spiegato Giovanni Ferro. Ieri è arrivato l’annuncio di Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia dell’Ars: anche lui preferisce andare a Capaci perché nell’aula bunker dell’Ucciardone «ci saranno i ministri romani, gli unici che avranno titolo per parlare con la loro brava diretta tv per spiegarci come si combatte Cosa nostra. La scaletta degli interventi – ha scritto Fava su facebook – è stata elaborata dai collaboratori del ministro dell’istruzione, che finanzia il festino, dunque viene e parla assieme ai suoi colleghi di governo: gli altri in sala ad applaudire. Il mio problema non è che invitino Salvini. Il mio problema è che chiedano a lui di dire e a noi di ascoltare. Fossi io la sorella di Giovanni Falcone avrei chiesto a Salvini di venire e di tacere. Di ascoltare e di prendere appunti. Di avere l’umiltà, per un giorno, un solo giorno, di capire che nella vita ci sono cose più grandi delle campagne elettorali e delle dirette televisive».

La Fondazione Giovanni Falcone, presieduta dalla sorella Maria, fa sapere però che non sono previsti comizi dei politici – oltre a Salvini e Bussetti ci saranno anche Conte, il presidente della camera Fico, il ministro della giustizia Bonafede, il presidente dell’Anm Grasso e il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho. La Rai ha organizzato la diretta attorno ad alcune interviste. Fava contesta anche questo: «È divertente che la scaletta degli interventi l’abbia decisa la Rai, come se fossimo al Grande fratello». Non ci sarà neanche il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci, non è chiaro se anche lui per ragioni di scaletta: forse non è rimasto soddisfatto dallo spazio che aveva previsto per lui il cerimoniale. Probabilmente Musumeci è in imbarazzo, come spesso accade nelle iniziative pubbliche, portando con sé il peso di una giunta senza maggioranza, con pessimi rapporti sia a destra che a sinistra e quattro assessori indagati e mai rimossi. Certo la motivazione che ha offerto il presidente è assai oscura: «Dolorosamente non andrò, le polemiche sono tante, c’è troppo veleno, troppo odio».

L’ex magistrato componente del pool antimafia Giuseppe Di Lello invece ci sarà, come ogni anno, «per Giovanni, mica per Salvini, che certamente al suo arrivo sarà contestato come merita e speriamo non faccia rimuovere gli striscioni». Ci sarà anche il sindaco Leoluca Orlando «doverosamente» anche se ha già detto che cercherà di non salutare Salvini.

Secondo Maria Falcone, invece, nessuna polemica avrebbe dovuto «sporcare le celebrazioni. È fondamentale che, come accade da 26 anni, le istituzioni confermino con la loro presenza l’impegno dello Stato a portare avanti gli ideali di Giovanni Falcone. Niente deve incrinare l’entusiasmo delle migliaia di bambini e ragazzi delle scuole di tutta Italia che vengono a Palermo e che vivono questo appuntamento come il coronamento di una anno di studio». In 1.500 sono partiti ieri sera da Civitavecchia con la «nave della legalità», salutati dal presidente Sergio Mattarella: «La mafia sarà sconfitta e definitivamente debellata».