Ha radunato il popolo leghista Matteo Salvini. E a Maranello, patria italiana del rosso Ferrari («l’unico rosso che ci piace»), il numero uno della Lega ha parlato come se il consenso della Lega non dovesse essere ancora misurato dalle urne. «Il 27 gennaio mi riposo per mezz’oretta poi mi firmate la delega per andare a dare la letterina di sfratto a Conte e Zingaretti», ha detto ai suoi, con accanto la candidata emiliana Lucia Borgonzoni.

Di fronte alla folla leghista Salvini, in felpa rossa, ha sfoderato il repertorio delle ultime settimane. «Se ci fossero Peppone e Berlinguer cambierebbero marciapiede vedendo Renzi, Bonaccini e Zingaretti. E oggi voterebbero Lega, una forza operaia contadina». E ancora le immancabili dichiarazioni su Bibbiano, antipasto di quel che succederà giovedì. Proprio a Bibbiano, ha confermato Salvini, ci sarà un ultimo strumentale show per convincere quanti più indecisi possibile.

Infine il trucco dei sondaggi che annunciano la vittoria, e poco importa che non si possano più diffondere e quindi non se possa nemmeno appurarne l’effettiva esistenza. «Siamo in vantaggio – ha detto – ma non posso parlare di sondaggi altrimenti mi fanno un altro processo». L’allusione è ovviamente al caso Gregoretti, che l’ex ministro vuole sfruttare per riportare la campagna elettorale sul piano nazionale, quello dove è più forte. «Mandatemi a processo. Con me verrà processato il popolo italiano».

Con Salvini a Maranello anche i governatori leghisti di Friuli, Veneto e Umbria: Fedriga, Zaia e Tesei. Ma le parole dell’ex ministro non sono state istituzionali. Tra una citazione di Enzo Ferrari e un cappellino con il logo della casa del cavallino rampante, la retorica è passata dalle ruspe direttamente alla ghigliottina. «Hanno una paura… Mi ricorda il crollo dell’Impero romano e i prodromi della rivoluzione francese, Bonaccini e Conte li vedo come Maria Antonietta… ’Il popolo ha fame, portate loro delle brioche..».

A sera la risposta è arrivata dalla vicina piazza Amendola, riempita da centinaia di Sardine che hanno intonato Bella Ciao ricordando che «Maranello è antifascista», e srotolato, tra i tanti pescetti di cartone, uno striscione con scritto «Voglio una vita slegata da Salvini». Da un furgoncino trasformato in «palco» gli interventi dei rappresentanti del movimento dedicati alla Costituzione, alla cultura, al sapere: «Siamo in questa piazza dove ci troviamo ogni 25 Aprile. Siamo mossi dal risveglio delle coscienze e dal desiderio di esserci e di contare», è stato detto. E «stiamo dimostrando che la grande macchina della propaganda può essere messa in difficoltà».