«Il Codice degli appalti invece di semplificare complica, così come la legge sul caporalato invece di semplificare complica. Probabilmente un paese più semplice è un paese meno corrotto». A giudicare dalla tempesta di reazioni provocate da questa frase, approssimativa e tranchant, pronunciata all’assemblea di Confesercenti a Roma, ieri è sembrato che il ministro degli Interni abbia attaccato la legge contro il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti migranti nei campi di tutto il paese. L’assenza dell’altro vicepremier del governo legastellato Luigi Di Maio ha permesso a Salvini di prendersi tutta la scena con un discorso che ha assunto caratteri programmatici. In mancanza del ministro del lavoro, quello degli Interni ha incassato gli applausi.

TRA UNA DICHIARAZIONE sulla Flat Tax a una contro la legge Fornero, dal «no» al tetto dei contanti allo stop all’Imu e all’estensione della cedolare secca sui negozi, Salvini ha evocato la legge sul caporalato senza chiarire cosa tale provvedimento complicherebbe e in cosa dovrebbe consistere la sua «semplificazione». Lo stesso vale per il codice degli appalti. Incertezza che ha scatenato reazioni a cominciare da Andrea Orlando (Pd). Da ministro della giustizia del governo precedente, ha fatto approvare la legge. «Sì, la legge sul caporalato, voluta dagli imprenditori agricoli perbene, complica la via ai caporali e alla criminalità organizzata che sfrutta i lavoratori. Per questo la difenderò con tutte le mie forze» ha scritto su Facebook .
IVANA GALLI, segretaria della Flai Cgil, si è detta «stupita» dall’affermazione di Salvini. «Non possiamo pensare che un ministro reputi giusto e legale pagare qualcuno 1 o 2 euro l’ora per lavorare – precisa Galli – certo che sarebbe tutto meno complicato se tutti gli imprenditori e i datori di lavoro rispettassero i contratti». Galli ha chiesto a Salvini un impegno affinché la legge sia applicata in tutte le sue parti «per prevenire il consumarsi dei reati. Questo sì renderebbe tutto meno complicato». «Vorrei ricordare – ha aggiunto Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali (LeU)- che quella legge complica la vita ai caporali e alle organizzazioni criminali non alle persone perbene».

SEMPRE PIÙ MATTATORE del governo, Salvini si è detto «da sempre contrario all’uomo solo al comando». E ha rilanciato i contenuti del «contratto»: Iva e accise non saranno aumentate e la «Dual Tax», chiamata «Flat Tax» entrerà in vigore, a suo dire, già nel 2018 partendo dai redditi degli imprenditori per poi arrivare a quelli delle famiglie. Agli esercenti è stato promesso lo stop al pagamento dell’Imu per i negozi sfitti («una follia»), ipotizzata la cedolare secca per il settore commerciale. Costerebbe almeno 1 miliardo di euro. È stato prospetto il superamento delle restrizioni ai pagamenti in contanti introdotte dal precedente governo, per combattere l’evasione fiscale: «Ognuno è libero di pagare come vuole e quanto vuole» ha detto Salvini. Un conto che si attesta sui 10 miliardi di euro. Se, come ha promesso, le misure dovessero essere attuate subito saliranno a 50-60 miliardi. Quella più costosa è la «Flat tax»: si parla di 45-50 miliardi. Ma è assai probabile che la rivoluzione fiscale neoliberista basata sulla teoria indimostrata dello «sgocciolamento» (si tagliano le tasse ai ricchi e imprenditori affinché spendano di più per creare «lavoro») sarà applicata per gradi.

NELL’IMMEDIATO, la «tassa piatta» dovrebbe avere un impatto più limitato. Infine non è mancato il riferimento alla legge Fornero. «La smonteremo pezzo per pezzo – ha detto Salvini – Reintroducendo “quota 100” e avendo come obiettivo finale quota 41 di anzianità contributiva. In questo caso, il «contratto» ha indicato un costo da 5 miliardi, ma la stima è incerta: altri parlano di 9-12 miliardi.

LA PRESIDENTE di Confesercenti Patrizia De Luise ha difeso i voucher («è stato un errore smantellarli») e ha difeso il Jobs Act che il governo vorrebbe riformare. Confesercenti è favorevole alla «Flat Tax» perché «aumenterebbe i consumi».