La prima immagine ritrae la copertina del ’38 del Corsera, con la scritta «Ieri», sotto il titolo sparato: «Le leggi per la difesa della razza, approvate dal consiglio dei ministri».

A fianco, c’è la seconda foto: il ministro Salvini che tiene un foglio in mano, che fa riferimento al decreto sicurezza, sopra la scritta «Oggi». Ecco la slide dello scandalo.

A realizzarla sono stati sei studenti del secondo anno dell’istituto industriale Vittorio Emanuele, che hanno prodotto l’elaborato per la giornata della memoria: ragazzi di 15 anni.

IERI COME OGGI, la persecuzione degli ebrei accostata dagli studenti al provvedimento restrittivo sui migranti che sbarcano nel nostro Paese. Troppo, per l’ex provveditorato agli studi di Palermo. Che con una decisione senza precedenti ha sospeso l’insegnate di italiano degli studenti per omesso controllo.
Quindici giorni di stop, senza stipendio per una docente con 40 anni di servizio alle spalle, colpevole di non avere supervisionato l’elaborato dei propri ragazzi.

Un polverone, strumentalizzato in piena campagna elettorale per le europee, ancora più mortificante per chi ha fatto dell’insegnamento una missione di vita.

Da costretta a rimanere a casa da cinque giorni, Rosa Maria Dell’Aira, 63 anni, urla tutta la propria amarezza: «Quanto accaduto lo considero la più grande ferita della mia vita professionale e naturalmente non parlo del danno economico legato ai giorni di sospensione ma al danno morale e professionale dopo una intera vita dedicata alla scuola e ai ragazzi».

LA PROF DI LETTERE E STORIA, che fra un anno andrà in pensione, non ci sta a passare come una «sovversiva anti Salvini»: attorno a lei si stringono studenti e colleghi. La sospensione, con lo stipendio dimezzato è stata attuata al termine di una ispezione cominciata dopo una serie di post sui social. Tutto è nato dopo che un attivista di destra ha lanciato un tweet indirizzato al ministro: «Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Succede all’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, dove una prof per la Giornata della Memoria ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?».

Meno di 24 ore dopo, ecco l’intervento della sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni su Facebook: «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere».

Sull’ufficio scolastico provinciale dunque le pressioni sono state immediate. Così come il provvedimento. Ma l’insegnante non ci sta a finire nel tritacarne.

«QUEL LAVORO – dice – non aveva alcuna finalità politica né tendeva a indottrinare gli studenti che da sempre hanno lavorato in modo libero, come essi stessi hanno dichiarato anche agli ispettori arrivati in istituto a fine gennaio. Ho soltanto proposto un lavoro sulla base di una serie di letture fatte sia nel corso dell’estate e poi anche il 3 settembre in occasione della Giornata del migrante».

Al suo fianco i ragazzi. «Siamo tutti profondamente dispiaciuti per quanto accaduto e solidali con la nostra insegnante. Nessuno di noi era stato obbligato a partecipare a quel progetto, le immagini inserite nel lavoro in power point non sono state scelte dalla professoressa che ci ha dato solo una mano nella sistemazione del testo sotto il profilo linguistico. Siamo stati noi stessi a notare che in alcune parti il decreto sicurezza lede diritti fondamentali», uno dei ragazzi di ragazzi di 16 anni che ha fatto parte del gruppo di lavoro. A CHIARIRE I CONTORNI del caso è Pietro Corica, uno dei due vice presidi dell’istituto: «Si trattava della presentazione di un progetto, un evento interno alla scuola, nessuna presenza esterna, ed erano coinvolte tre o quattro classi. È possibile, ma non posso esserne certo che tutto nasca dal fatto che quel lavoro non era stato controllato preventivamente, ma francamente il provvedimento mi pare eccessivo».

Tante sono le prese di posizione a favore della prof soprattutto da sindacati e esponenti del centrosinistra che parlano di «censura di Stato», «abuso di potere» o di «macchina della paura». Il sindaco Leoluca Orlando bolla come «immotivato» il provvedimento di sospensione, manifestando tutta la solidarietà della giunta alla prof e la «condivisione» con le critiche espresse dagli studenti al decreto Salvini.