Un fondo per rimpatri, da istituire presso la Farnesina e destinato ai Paesi extracomunitari che collaborano nel riprendere i propri cittadini immigrati in maniera irregolare in Italia. E’ quello che Matteo Salvini vorrebbe inserire in aggiunta al decreto sicurezza-bis presentato venerdì scorso. Una novità che il ministro degli Interni discuterà con il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, ma che al leghista serve soprattutto per rispondere all’accusa che da giorni gli rivolgono gli alleati 5 Stelle – e in particolare Luigi Di Maio – circa gli scarsi risultati ottenuti nel rimpatriare gli immigrati irregolari.

Bisognerà vedere adesso se il fondo, come del resto tutto il decreto, riuscirà a superare le elezioni europee del 26 maggio. L’intero provvedimento, infatti, sembra essere più che altro il solito annuncio elettorale utile a Salvini in un momento in cui i sondaggi evidenziano una flessione della Lega. Con in più gli alleati grillini che non hanno alcuna intenzione di appoggiare misure che oltre a penalizzare pesantemente con sanzioni economiche chi salva le persone nel Mediterraneo, priva di una buona fetta di poteri il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Danilo Toninelli. Ieri il Viminale ha definito fake news le multe alle navi delle ong che salvano i migranti, ma la sanzione risulterebbe anche dalla ultime bozze del decreto insieme a un inasprimento delle pene (da uno a quattro anni di reclusione) per chi lancia «illegittimamente» razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, oppure utilizza strumenti per l’emissione di fumo (o di gas visibile, bastoni, mazze o oggetti contundenti.

Un provvedimento che preoccupa i magistrati e che l’ex 5 Stelle ed ex comandante della Guardia costiera Gregorio De Falco non esista a definire «indegno» per quanto riguarda il giro di vite imposto a quanti effettuano salvataggi nel Mediterraneo: «Sanzionare qualcuno per aver compiuto un atto umanitario in acque internazionali non solo è indegno ma anche impossibile, sebbene limitato alle unità navali di bandiera italiana», spiega De Falco. Più di uno i motivi che renderebbero inapplicabili le norme proposte da Salvini: «Si violerebbero alcune convenzioni internazionali, tra cui la convenzione di Montego Bay, ma comporterebbe anche la violazione del diritto pubblico marittimo consuetudinario e quindi la condanna dell’Italia».

Critiche anche da parte delle toghe aderenti ad Area democratica per la giustizi, che parlano di una nuova «legge-manifesto», dopo il precedente decreto sicurezza, che «alimenta sentimenti di insicurezza senza fornire concrete risposte alle vere emergenze». Oltre alle sanzioni per le ong, a preoccupare è la concentrazione di poteri che si verrebbe a creare nelle mani del ministro degli Interni con una modifica del Codice della navigazione che attribuirebbe allo stesso Salvini la decisione di limitare o vietare il transito e la sosta della navi: «Siamo in presenza di un ingiustificato esautoramento delle competenze del ministro delle Infrastrutture» ha spiegato Cristina Ornano, segretario di Area democratica.