Oggi Giuseppe Conte incontrerà a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk in vista del vertice dei capi di Stato e di governo del 28 giugno. Intanto, però, come sempre è Matteo Salvini a prendersi la scena anticipando decisioni che in teoria spetterebbe al premier annunciare. «Proprio in queste ore stiamo lavorando a una proposta italiana per la gestione dei migranti: tra due o tre giorni sarà pronta e ci confronteremo con i partner europei», ha detto il ministro degli Interni. La proposta dovrebbe contenere una riscrittura della riforma di Dublino insieme a misure riguardanti sicurezza e antiterrorismo.

L’ottimismo di Salvini rischia di infrangersi con la poca solidarietà che l’Europa continua a mostrare nei confronti dell’Italia. Ieri a Bruxelles circolava una bozza del documento conclusivo del vertice di fine mese in cui la riforma di Dublino non viene neanche citata, a ulteriore dimostrazione delle difficoltà esistenti tra i 28 ad affrontare l’argomento. Del resto che Dublino non dovesse vedere la luce nei sei mesi di presidenza bulgara dell’Ue era un fatto scontato ormai da tempo.

Viceversa, quello che si sta preparando in Europa ha tutta l’aria di essere un piatto destinato a risultare indigesto proprio a Roma e Atene. Un punto sul quale tutti sono d’accordo riguarda infatti la necessità di mettere fine ai cosiddetti movimenti secondari, ovvero alla possibilità per un profugo di spostarsi all’interno dell’Ue in un Paese diverso da quello in cui ha presentato richiesta di asilo. Movimenti che, è spiegato nella bozza, «mettono a grave rischio l’integrità del Sistema di asilo». E’ lo stesso punto sul quale in Germania da tempo la cancelliera Merkel litiga con il ministro degli Interni Horst Seehofer, il falco della Csu, alleato di Salvini, che sul punto minaccia di far cadere il governo. Non a caso la necessità di mettere un freno agli spostamenti dei richiedenti asilo è stata ribadita ieri anche dalla Merkel al termine di un vertice con il presidente francese Macron. Che ha chiarito l’importanza di «reinviare i richiedenti asilo nel primo paese dove sono stati registrati».

L’unico vantaggio per l’Italia viene dalla decisione di aprire fuori dall’Unione, probabilmente in Nordafrica, centri dove raccogliere e smistare le richieste di asilo. Nella bozza si parla di «piattaforme regionali di sbarco», senza però indicare in quale paese verrebbero aperte.