Che dire? Che Umberto Bossi con il suo “celodurismo” al confronto era un signore? Mah. Sarebbe meglio non dire niente, perché per disputare con Matteo Salvini, nella speranza di suscitare almeno lo stesso “scandalo”, bisognerebbe avere il coraggio di contraddirlo parlando la stessa lingua che lui utilizza per solleticare la pancia del suo popolo che sghignazza. L’insulto può essere un’arte, ma visto il soggetto forse non vale la pena. Dire niente però non si può, eppure il linguaggio degli avversari risulta spuntato e l’indignazione annoia, ecco perché il capo della Lega ha spopolato anche questa volta. Si ritrova in prima pagina per una penosa performance che venerdì scorso ha eccitato centinaia di fan radunati a Soncino, Cremona. La scenetta circola sul web e la polemica infiamma gli animi (sempre sul web).

Tristezza. Prima si toglie la maglietta scherzando sulla sua pancetta democratica e poi – mentre la sala lo omaggia sulle note di “c’è solo un capitano” – indica una bambola gonfiabile per deliziare il pubblico con la battuta “c’è una sosia della Boldrini qui sul palco”. La donna ridotta a un buco scatena risate da osteria. Ridono gli uomini. Ridono anche le donne. La presidente della Camera replica su facebook: “Le donne non sono bambole e la lotta politica si fa con gli argomenti, per chi ne ha, non con le offese. Lascio a voi ogni commento”. La controreplica del capo della Lega è ancora più sprezzante, perché come sempre le telecamere lo vanno a cercare: “Non chiedo scusa alla Boldrini, è lei che dovrebbe chiedere scusa agli italiani perché lei è la prima razzista nei confronti degli italiani”. Non ha argomenti ma continua a farneticare e lancia l’hastag #sgonfialaboldrini.

Sono tutti contro di lui, ovvio. La politica per dovere intasa Twitter con una buona dose di luoghi comuni in solidarietà con Laura Boldrini, ma nessuno lo sgonfia e nessuno lo gonfia. La ministra per le Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, parla di squallida esibizione di sessismo: “La frase non è giustificabile in alcun modo. Non offende solo la presidente Laura Boldrini, cui va la mia solidarietà, ma anche tutte le donne e gli uomini del nostro paese”. Più diretta la ministra Marianna Madia: “Salvini ha meno cervello di una bambola gonfiabile”. La vicepresidente del Pd alla Camera, Alessia Morani, va al nocciolo della questione: “Non so se Salvini mi fa più pena o schifo. C’è un limite a tutto. Questo è troppo”. Alcune parlamentari, componenti del Comitato direttivo dell’Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità della Camera, chiedono l’impossibile: “Nel condannare con forza questo modo violento e sessista di interpretare il dibattito politico, ci chiediamo se sia troppo sperare in un confronto serio sui temi: noi certamente non possiamo e non vogliamo abituarci a tanta volgarità”. Sì, è troppo.

Gli uomini della sinistra (e del Pd), considerato l’argomento e l’energumeno in questione, giganteggiano. “La Lega ci ha abituati alle dichiarazioni volgari dei suoi esponenti, che troppo spesso gettano benzina sul fuoco, ma non è possibile sottovalutare la pericolosità dell’atto, perché è proprio dalla cultura che vede le donne ridotte a meri oggetti sessuali inanimati che si legittima la violenza di genere”, dice Emanuele Fiano del Pd. Stefano Fassina (Sinistra Italiana) vorrebbe che Salvini chiedesse scusa a Boldrini: “Siamo di fronte a comportamenti e linguaggi inaccettabili. I suoi disperati tentativi di far notizia producono solo squallore. Condanniamo con forza l’esibizione indecente di tanto sessismo ed esprimiamo la nostra vicinanza alla presidente della Camera oggetto di queste gravi offese”. Per Nicola Fratoianni (SI) “razzismo, sessismo e fascismo camminano volentieri a braccetto, e Matteo Salvini non perde occasione per riconfermare di che pasta sia fatto”. Per Nichi Vendola è “squallore senza fine”.

Anche il centrodestra è costretto a prendere le distanze dal siparietto di Soncino: “Salvini eviti in futuro, per il bene del suo partito e della sua coalizione, simili spiacevoli svarioni”, suggerisce Lorena Milanato (Forza Italia). Il capogruppo di Area popolare, Maurizio Lupi, se la cava con una battuta: “Salvini è proprio andato in bambola”. Buona questa. Chissà, magari un giorno torneranno a farci ridere calcando lo stesso palco.